Il doodle di Google di oggi è stato dedicato, per tutta la giornata, all’artista nota soprattutto come intagliatrice Zarina Hashmi, che per tutta la sua carriera artistica ha preferito farsi chiamare solamente con il nome. L’importanza della sua arte è stata tramandata negli anni, rendendola una delle massime esponenti dell’intaglio, appreso durante la sua permanenza a Tokyo, con particolare attenzione al minimalismo.



Nella vita di Zarina Hashmi la famiglia, con la quale ha vissuto la traumatica esperienza della fuga dalla sua stessa patria, l’India, ha sempre ricoperto un ruolo assolutamente centrale dal punto di vista dell’ispirazione per le sue opere. Non a caso una delle sue opere più iconiche è chiamata “Letters from Home“, ovvero una collezione di sei lettere mai spedite, scritte da sua sorella, Rani, e rivolte a lei. All’interno delle lettere rivolte a Zarina Hashmi si affrontano temi importanti e personali, come la morte dei genitori, la vendita della casa di Rani, il trasferimento dei figli e i momenti difficili che la sorella ha attraversato, nei quali avrebbe avuto bisogno del conforto che solamente Zarina avrebbe potuto donarle. (Agg. di Lorenzo Drigo)



Zarina Hashmi e la fuga dall’India

La storia di Zarina Hashmi, l’artista del minimalismo indiana a cui è dedicato il doodle di Google di oggi, non è particolare esclusivamente dal punto di vista professionale. La donna infatti fu costretta a fuggire dal suo Paese dopo la spartizione del 1947, che provocò milioni di sfollati. È così che dopo essersi trasferita in Pakistan, iniziò a viaggiare per il mondo insieme al marito, un diplomatico. Ha vissuto a Bangkok, a Parigi e in Giappone. È stata anche in Italia.

La sua arte, tuttavia, è molto collegata alle sue origini. Le sue creazioni sono infatti ispirate ai motivi geometrici delle decorazioni delle moschee, ai caratteri dell’alfabeto urdu, ovvero la sua lingua madre, nonché alla scrittura in generale e alla forma delle mappe. Non usava i colori. Uno stile che viene rappresentato perfettamente nell’immagine che sostituisce il logo del più celebre motore di ricerca per questo anniversario della sua nascita.



Zarina alla Biennale di Venezia nel 2011

Il rapporto tra arte e Italia non si scopre certo oggi come uno dei più ricchi e virtuosi della cultura mondiale: non poteva mancare dunque un legame tra una “regina” del minimalismo come Zarina Hashmi e il nostro Paese avvenuto ormai 12 anni fa presso la Biennale di Venezia. Fu infatti nel 2011 che Zarina venne scelta assieme ad altri tre artisti di caratura mondiale per rappresentare l’India alla Biennale di Venezia.

L’anno successivo, nel 2012, l’Hammer Museum di Los Angeles ha organizzato la sua prima retrospettiva intitolata “Zarina: Paper Like Skin”, proprio sulla scia del successo alla Biennale l’anno prima. La mostra sulla particolare metodologia di Zarina Hashmi è stata poi esposta anche in altri musei, tra cui il Solomon R. Guggenheim Museum e l’Art Institute of Chicago. (agg. di Niccolò Magnani)

Il minimalismo di Zarina Hashmi tra arte e vita

Dall’India agli Usa, il minimalismo deve molto al suo sviluppo e crescita alla produzione di Zarina Hashmi: un’arte minimalista che però rifletteva tanto dell’esperienza vissuta dalla famiglia di Zarina, musulmana costretta a fuggire nel 147 dopo la violenta separazione tra India e Pakistan.

Con la sua ricerca e leva artistica la donna oggi celebrata dal Doodle rifletteva sia il concetto di “casa” (con decorazioni geometriche che richiamavano le moschee o i caratteri dell’alfabeto urdu, la sua lingua madre) che la sua esperienza di migrante in fuga da tutto, cultura compresa. Una realtà “ridotta” nell’arte che trasfigura quanto Zarina Hashmi ha dovuto subire nella complessa fase di crescita una volta fuggita dall’India con i suoi 4 fratelli: una riduzione “minimale” che porta all’essenziale la comunicazione artistica di quel particolare movimento in cui Zarina ancora oggi ne è una delle principali rappresentanti. (agg. di Niccolò Magnani)

Chi era Zarina Hashmi? Il nuovo Doodle di Google

Il Doodle di oggi celebra l’artista e incisore indiano-americana Zarina Hashmi. Si tratta di una delle artiste più significative associate al movimento minimalista. Ad illustrare il Doodle è stata l’artista Tara Anand, di New York: l’opera d’arte cattura l’uso di forme astratte e geometriche minimaliste per esplorare i concetti di casa, spostamento, confini e memoria da parte della stessa Zarina Hashmi, nata proprio il 16 luglio del 1937 nella piccola città indiana di Aligarh. Lei e i suoi quattro fratelli hanno vissuto una vita idilliaca fino alla spartizione dell’India nel 1947: da quel momento la famiglia è stata costretta a spostarsi a Karachi nel neonato Pakistan.

A 21 anni, Zarina Hashmi ha sposato un giovane diplomatico del servizio estero e ha iniziato a viaggiare per il mondo. Ha vissuto a Bangkok, Parigi e in Giappone, dove si è avvicinata a movimenti artistici come il modernismo e l’astrazione. Zarina Hashmi si è trasferita poi a New York City nel 1977. Qui è diventata una forte sostenitrice del movimento femminista, delle donne nel mondo dell’arte e degli artisti di colore.

Zarina Hashmi esponente del Minimalism Art

A New York, Zarina Hashmi è entrata a far parte dell’Heresies Collective, una pubblicazione femminista che ha esplorato l’intersezione tra arte, politica e giustizia sociale. Ha iniziato a insegnare al New York Feminist Art Institute, che ha fornito pari opportunità di istruzione per le artiste. Nel 1980 è stata co-curatrice di una mostra all’A.I.R. Gallery intitolata “Dialettica dell’isolamento: una mostra di artiste del terzo mondo degli Stati Uniti“. La mostra ha messo in mostra il lavoro di diversi artisti e ha fornito uno spazio per le artiste di colore.

Zarina Hashmi è stata parte del movimento Minimalism Art, diventando famosa a livello internazionale per le sue creazioni xilografie e stampe calcografiche che combinano immagini semi-astratte di case e città in cui aveva vissuto. Spesso nei suoi lavori erano contenute iscrizioni in urdu, lingua indoeuropea, ed elementi geometrici ispirati all’arte islamica.

Zarina Hashmi è morta nel 2020

L’arte di Zarina Hashmi  continua a vivere nelle collezioni permanenti del San Francisco Museum of Modern Art, del Whitney Museum of American Art, del Solomon R. Guggenheim Museum e del Metropolitan Museum of Art, tra le altre illustri gallerie. L’artista, nata il 16 luglio del 1937, è diventata un simbolo nel mondo dell’arte femminile. È morta il 25 aprile 2020 a Londra a causa delle complicazioni dell’Alzheimer.