«Chissà se sua figlia sposa marocchini, immagina la faccia che fa Salvini se scopre il colore dei suoi nipotini». È uno dei versi del testo choc di “Strappavamo le collane“, la nuova canzone di Kazir Siffedine, in arte Zefe. Il trapper ha 19 anni, vive a Novara con i genitori emigrati dal Marocco e nell’agosto scorso aveva dichiarato di voler dare voce a chi non ce l’ha e di comprare casa alla madre. Peccato che abbia diversi problemi con la giustizia, giusto per usare un eufemismo. Su YouTube poi ci sono diversi vedo in cui insulta le forze dell’ordine. Lo fa anche nel suo nuovo video, in cui prende di mira non solo il leader della Lega, ma anche la sua famiglia. «Giuro che il giorno che ho preso il Covid avrei sputato in bocca a certi sbirri, poi sono salito sul serio in quell’auto verso Milano a cercare Salvini», rappa in un altro passaggio, quello che precede il riferimento alla figlia di Salvini. Il video non solo ha raccolto oltre 25mila visualizzazioni, ma anche commenti in cui non c’è una sola voce che condanna l’attacco a Salvini e alla figlia.
ZEFE E LA MAXI RISSA DURANTE VIDEO NEIMA EZZA
«Dite quello che volete, a me non può piacere il genere, ma devo dire che la rima dei nipotini di salvini ha spaccato di brutto!», scrive un fan. Ce n’è un altro che si dispiace ironicamente per l’ex ministro: «Ca**o fra che pezzo hai droppato povero Salvini». Chissà se arriverà qualche parola di condanna da parte di Beppe Sala, sindaco di Milano, che in aprile incontrò due rapper che avevano preso parte alla maxi rissa con sassaiola alle camionette della polizia durante le riprese del video di Neima Ezza. In quell’occasione Zefe non solo era presente, ma fu riconosciuto con un machete. Il sindaco dichiarò che avrebbe lavorato ad un centro di aggregazione a San Siro per aiutare i più deboli. L’unica aggregazione ottenuta è quella di insulti choc alle forze dell’ordine, a Matteo Salvini e alla figlia.