Zelensky lo ha presentato anche ai leader della UE, ma il suo “piano per la vittoria”, criticato in patria e mal visto dagli USA, praticamente non ha speranza di essere realizzato. Anche perché, spiega Maurizio Boni, generale di corpo d’armata e opinionista di Analisi Difesa, si tratta di proposte già avanzate da tempo, sulle quali NATO, America ed Europa non possono assecondare il presidente ucraino. Le trattative per sancire la fine della guerra sono inevitabili: l’Ucraina ormai ha perso e non potrà ottenere dalla Russia che accetti la sua entrata nella NATO o qualche altra soluzione equivalente.
Zelensky è andato al vertice UE a presentare il suo piano per la vittoria. Secondo il presidente ucraino, la maggior parte dei leader europei è con lui, anche se Orbán ha definito il piano terrificante. Qualcuno gli sta dando retta?
Non è solo Orbán ad averlo definito orribile. Non è piaciuto neanche agli ucraini, che stanno accusando Zelensky di aver svenduto il Paese e di aver proposto un piano che più che per la vittoria sembra finalizzato ad altro, a elencare condizioni da ottenere in un eventuale accordo di pace. Ci sono forti tensioni anche nel governo ucraino, tanto che Zelensky stava pensando a un ulteriore rimpasto. C’è un’opposizione nel Paese, voci critiche che si esprimono su canali ucraini, commentatori, blogger, analisti che non vedono certo di buon occhio il piano. Ha ricevuto critiche persino quando è stato presentato al parlamento ucraino. Anche gli USA, d’altra parte, sono molto scettici.
Quali sono le proposte di Zelensky?
Ci sono argomenti incontrati già diverse volte: l’immediato invito ad aderire alla NATO, per esempio. Rutte, il nuovo segretario dell’Alleanza Atlantica, ha garantito senza dubbi che l’Ucraina ne farà parte: in realtà non c’è consenso, assolutamente. Il motivo sono le conseguenze dell’adesione alla NATO: la farebbero entrare in guerra. È impensabile che l’Ucraina possa entrare, chiunque millanta certezze da questo punto di vista lo fa in malafede. È uno dei punti sui quali i russi non molleranno, anche quando inizieranno i negoziati per far finire la guerra. Un’Ucraina ostile alle porte della Russia è inaccettabile. Per Mosca è una questione esistenziale.
Quali sono gli altri punti elaborati dal presidente ucraino?
Il secondo punto è di incrementare gli aiuti occidentali. Ma l’Occidente ha dato tutto quello che poteva in termini di armamenti. Quando Zelensky è stato a Berlino, Scholz gli ha detto che la ripartizione del suo territorio è inevitabile. La Germania ha dimezzato la dimensione degli aiuti e non fornirà più equipaggiamento pesante, come i carri armati, perché non ha più niente da dare. E così è anche per gli USA. Anche questo, insomma, è un punto che evidenzia grossi limiti.
Si chiede anche la possibilità di una deterrenza strategica non nucleare, in pratica la dislocazione di armi sul territorio ucraino. Qual è il piano di Kiev?
Quello che va cercando l’Ucraina è la presenza di truppe dell’Alleanza e lo sviluppo di una forte capacità aeronautica per poter colpire la Russia da distanza, oltre che le armi a lungo raggio, le stesse che hanno scatenato la reazione della Russia e l’hanno portata a elaborare una nuova dottrina nucleare. Una delle condizioni che i russi porranno per i negoziati sarà l’assenza in Ucraina di basi della NATO. Zelensky, invece, la pensa così: “Se l’Ucraina non può far parte dell’Alleanza Atlantica, che abbia almeno le sue basi sul territorio”. Ma questa per Mosca è la linea rossa di tutte le linee rosse. Non lo accetteranno mai.
L’Europa come può comportarsi di fronte a un piano del genere?
La UE di per sé non ha una voce autonoma. In questo periodo, più che mai, c’è un allineamento tra la postura dell’Europa, degli Stati Uniti e della NATO che non si è mai verificato in passato. Se Zelensky è andato a Washington e gli americani hanno storto il naso davanti al suo piano, che cosa vogliamo che dica l’Europa di originale? Non c’è differenza fra NATO e UE.
Nel frattempo Scholz avrebbe espresso la disponibilità a discutere con Putin una soluzione pacifica. C’è una parte dell’Europa che si smarca dalla retorica bellicista?
Scholz aveva detto da qualche tempo che il negoziato è inevitabile. Che si stia preparando il terreno lo possiamo desumere anche dall’intervista del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov a Newsweek del 7 ottobre: ha cominciato a porre le basi per la visione russa del processo di pace. I russi cominciano a mettere nero su bianco le loro condizioni. In Europa ancora non se ne parla molto, ma è un discorso già iniziato a qualche livello. La Germania si è esposta per prima perché è il Paese che ha pagato di più in termini economici e sociali il fatto di essersi allontanata dalla Russia. Gli altri Paesi stanno aspettando per definire una linea di azione insieme agli USA, ma in futuro vedremo qualche altra manifestazione di questa volontà. È inevitabile che si vada in questa direzione: per l’Ucraina ormai la guerra è persa, bisogna definire le strategie per limitare i danni e per salvare la reputazione del blocco occidentale.
(Paolo Rossetti)
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