Zelensky sa che l’unica strada è negoziare, e se chiede ancora armi agli occidentali, oltre che la possibilità di usarle per colpire il territorio russo, è perché le trattative non finiranno tanto in fretta. In attesa di trovare un accordo, insomma, spiega Vincenzo Giallongo, generale dei Carabinieri in congedo con al suo attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo, si continuerà a combattere e, grazie ai risultati ottenuti sul campo, si potranno avanzare richieste al nemico in vista di un’intesa. In realtà, tutti vogliono la pace, perché la guerra debilita ed è difficile da sopportare, ma nessuno ha chiaro a che condizioni si possa raggiungere.



Mentre Zelensky annuncia un piano di pace che presenterà a Biden, Harris e Trump, l’Ucraina però rischia il tracollo: l’idea di attaccare Kursk, che in linea teorica poteva avere un senso per avere territori da utilizzare come merce di scambio con i russi, è stata realizzata senza avere mezzi idonei e sguarnendo il fronte interno, esponendo così l’esercito ucraino a una situazione pericolosa.



Il presidente ucraino, intanto, ha parlato a Cernobbio con Giorgia Meloni: uno dei temi è stata la ricostruzione, non perché il negoziato sia già in vista, ma perché i tempi per organizzarla sono lunghi e bisogna cominciare subito a prepararsi.

Zelensky parla di un piano di pace da proporre a Biden, Harris e Trump: vuole veramente che la guerra finisca?

In realtà, la pace la vogliono tutti, la guerra debilita. La vorrebbe anche Putin. Il problema è che ognuno la immagina a modo suo. Zelensky ha giocato d’azzardo occupando parte della Russia confinante, pensando di restituire poi i territori in cambio del Donbass, ma credo che entrambi i contendenti cerchino la pace. Anche i russi cominciano ad avere problemi interni e, con tutti i soldi che stanno spendendo, rischiano di diventare i servi della Cina. Occorre arrivare a una pace che soddisfi tutti, ma per raggiungere questo obiettivo i russi se ne dovrebbero andare o mantenere solo una parte del territorio. Invece, vogliono anche che l’Ucraina non entri nella NATO: vogliono molto. Zelensky immagino pensi di riprendersi tutti i territori.



Ma qual è la vera strategia di Zelensky? Come può, da una parte, attaccare la Russia chiedendo missili a lungo raggio e, dall’altra, offrire un piano di pace?

Se vuoi la pace, prepara la guerra: lui però in guerra ci è già. Chiede aiuti militari per colpire a lungo raggio la Russia e metterle pressione. Contemporaneamente, tuttavia, vuole la pace. Anche perché ci saranno le elezioni USA: se vince la Harris, probabilmente non mancheranno gli aiuti, ma se vince Trump, l’Ucraina potrebbe trovarsi in balia della Russia, a vantaggio di un appoggio totale a Israele da parte degli USA.

L’obiettivo di Zelensky quindi è la pace?

Si è messo in quest’ordine di idee. Come fa a vincere la guerra? Gli mancano gli uomini e non puoi continuare a pietire aiuti agli alleati. Per lui è una situazione imbarazzante.

Però l’Ucraina ha portato agli USA la lista degli obiettivi da colpire in Russia.

Sa che la guerra non potrà vincerla, soprattutto se gli alleati, gli europei in particolare, forniscono armi con il contagocce e mettono un sacco di paletti al loro utilizzo. Con armamenti adeguati può cercare di fare paura ai russi, altrimenti no. O c’è un cambio di passo, che non vedo, e gli alleati decidono di fornire armamenti potenti, oppure Zelensky dovrà sedersi a un tavolo di pace. Agli occidentali chiede armi per attaccare i russi e negoziare con qualche argomento in più a suo favore.

Ma l’attacco a Kursk può essere un boomerang, scoprendo il fronte interno?

Certo, le forze per l’attacco in territorio nemico le ha dovute prendere dalla difesa nel Donbass e quindi i russi riescono a penetrare meglio. Gli ucraini resteranno in Russia per cercare poi di andare a patteggiare con Mosca. Una mossa in teoria non sbagliata, ma avventata per la mancanza di mezzi adeguati a sostenere l’operazione.

Il ministero della Difesa ucraina non ha i soldi per pagare i soldati e lo stesso Biden deve superare problemi burocratici con il Congresso perché non riesce a usare 6 miliardi di aiuti per l’Ucraina. Chi sostiene Zelensky non è poi così affidabile? Un altro elemento che induce a trattare?

Il problema è cosa è disposto a cedere Putin e cosa Zelensky. Non possiamo credere che le parti si siedano al tavolo di pace e risolvano tutto in un batter d’occhio. Spesso i negoziati durano tantissimo e, nel frattempo, si continua a sparare. Per questo Zelensky continua a chiedere armamenti. L’attacco a Kursk è stata un po’ la mossa della disperazione, per far diventare i territori russi merce di scambio.

In attesa della presentazione di questo piano, tuttavia, l’Ucraina rischia una débâcle militare che potrebbe indebolirla moltissimo proprio in vista di un negoziato. È così?

O velocemente gli alleati forniscono armamenti seri, o fra due mesi i russi sono a Kiev. La strategia di Zelensky è rischiosa, ma è l’unica che ha. Si è fidato molto delle parole degli alleati, è andato avanti e si trova a un punto di non ritorno. Ma non può cercare di fare la pace subito. Per l’Ucraina la vedo male, proprio per la poca serietà degli alleati.

Zelensky a Cernobbio ha incontrato la Meloni lodando l’Italia per gli sforzi in vista di una pace giusta. Il presidente del Consiglio ha detto che il sostegno a Kiev non si interromperà. Si è parlato però anche di ricostruzione. Come si conciliano queste due posizioni: il sostegno militare e l’ipotesi della ricostruzione già presa in considerazione?

La Meloni è molto vicina agli ucraini, ma nel nostro governo ci sono tre posizioni diverse: lei farebbe qualcosa di più, la Lega non vuole il ricorso alle armi, Forza Italia ha la posizione di Bruxelles. La sintesi è che l’Italia aiuta l’Ucraina senza permettere di usare le sue armi per attaccare il territorio russo. La ricostruzione è da mettere in conto e se ne deve parlare prima che inizi il processo di pace: è un argomento che devi trattare comunque, aumentando i rapporti se si apre un tavolo di confronto. È giusto parlarne adesso. Quanto l’Italia da sola possa parlare di ricostruzione, comunque, lo vedo difficile. È un discorso che andrebbe fatto dall’Europa, non dai singoli Paesi. Questo discorso potrebbero farlo gli USA. La pace la vogliono tutti, il problema è di che tipo di pace si tratta. Una pace svantaggiosa per l’Ucraina farebbe perdere la faccia anche agli alleati.

(Paolo Rossetti)

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