CHI SONO I PARLAMENTARI CHE DISERTERANNO IL DISCORSO DI ZELENSKY ALLA CAMERA

Domani mattina alle ore 11 il Parlamento italiano accoglie in videoconferenza il discorso del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ma a far polemica sono già i nomi di chi non presenzierà all’intervento presso la Camera del leader di Kiev.



Da “La Repubblica” al “Corriere della Sera”, le “liste” di chi ha deciso per svariati motivi di non essere presenti all’incontro in cui parleranno Zelensky e Draghi stanno già affollando il web: M5s, Alternativa C’è, ex grillini, qualche leghista e in generale una “pattuglia” di parlamentari che ritiene non particolarmente opportuno che la Camera ospiti uno dei due “contendenti” in guerra nell’Est Europa. Cerimoniale complesso come durante l’elezione del Capo dello Stato, eppure non tutti saranno presenti secondo i retroscena dal dentro Montecitorio. Nelle file della Lega sicuri assenti Pillon e Borghi per motivi però lavorativi, in quanto impegnati per missioni istituzionali; chi invece non ci sarà per scelta è certamente Vito Comencini, nei giorni scorsi a San Pietroburgo per provare a partire verso il Donbass per verificare la presunte “contro-narrazioni” di Mosca. Come lui anche Vito Petrocelli della Lega non ci sarà: è noto in Parlamento per le sue posizioni filo-Russia e filo-Cina. Tra le file di Forza Italia assenti gli ex M5s Veronica Giannone e Matteo Dall’Osso: quest’ultimo, sentito dall’ANSA per la questione Zelensky, ha spiegato «Sono orientato a non esserci, si dà visibilità solo a una parte. Anche Vladimir Putin in Aula? Chi lo chiede fa bene!».



ZELENSKY-CAMERA, IL “CASO” M5S

Assenti poi anche gli altri ex M5s come Emanuele Dessì (oggi Partito Comunista) filo-Bielorussia, ma pure Gianluigi Paragone di Italexit, «Alla Camera né Zelensky, né Putin». Per la senatrice del Misto ex M5s Granato, «sarebbe stato doveroso ascoltare anche la voce della controparte russa». Sarà invece tutto assente compatto al discorso di Zelensky e Draghi alla Camera il gruppo di Alternativa C’è, 17 parlamentari in tutto. L’ex M5s Colletti spiega i motivi della scelta di Alternativa: «Abbiamo deciso che non parteciperemo alle dichiarazioni di Draghi e Zelensky. Far parlare loro due non porta a nulla. Semmai avrebbe senso organizzare una conferenza di pace».



«Non mi vedrete ma non per protesta o mancanza di rispetto. Le mie perplessità manifestate al presidente Fico riguardo un intervento di Zelensky alla Camera dei deputati, scaturiscono dalla situazione internazionale, estremamente complessa e delicata, che come deputata, non solo mi desta forte preoccupazione ma mi pone davanti la questione, se sia opportuno o meno, sovraesporre in questo modo il Parlamento italiano, considerando che Zelensky è già intervenuto, giustamente, in seno al Parlamento italiano», con queste parole la grillina Enrica Segnari ha già fatto sapere che non ci sarà all’intervento. Così come Gabriele Lorenzoni, molto critico sul Decreto Ucraina e contrario al “sovraesporre” il Presidente Zelensky; il “caso” M5s vede diversi parlamentari comunque restii all’accettare l’invito formulato dal Governo italiano. Su 77 senatori, solo in 30 tra le file del M5s hanno aderito all’invito: «Non sono certo assenze strategiche. Non c’è una votazione, non è obbligatorio. Chi vuole va e lo sente» spiegano dall’ufficio stampa dei 5Stelle al Senato. Se a tutti gli attuali M5s si aggiungono gli ex pentastellati restii a presenziare, ritorna in auge la “falange filo-russa” all’interno del Movimento, quantomeno delle origini. Al netto di ciò, resta una scelta libera e non condannabile quella di non esserci durante un intervento di un Capo di Stato estero, fosse anche il Papa.