Per la prima volta da quando è cominciata la guerra tra Russia e Ucraina, il presidente Zelensky ha lasciato il suo Paese per recarsi all’estero andando ovviamente dal suo più grande alleato, gli Stati Uniti. Una visita che molti media americani hanno paragonato a quella che fece Winston Churchill, neanche a farlo apposta, nel dicembre del 1941, dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor, una vista che cementò l’alleanza che avrebbe vinto la Seconda Guerra Mondiale.
In sostanza la visita di Zelensky non è altro, a parte il simbolismo, che una nuova richiesta di aiuti economici e militari, che già sono stati confermati, inclusi i missili Patriot che a lungo la Casa Bianca aveva negato per la possibilità che hanno di colpire il territorio russo.
“Non è un caso che Putin abbia anticipato Biden” ci ha detto in questa intervista Rita Lofano, vicedirettore dell’agenzia di stampa Agi e già corrispondente dagli Stati Uniti, “annunciando che la Russia dispiegherà presto i missili balistici Sarmat, considerati il fiore all’occhiello dei programmi militari di Mosca, in questo modo avvisando che la corsa agli armamenti sempre più forti non si sa in che direzione possa portare”.
A parte il valore simbolico del primo viaggio all’estero, perché Zelensky si è recato a Washington?
Per chiedere soldi e armi. Ancora prima del suo arrivo alla Casa Bianca il governo americano ha annunciato l’invio di missili Patriot insieme a un pacchetto di nuovi aiuti militari di 1,85 miliardi di dollari. Dal punto di vista politico l’idea di Biden con questa visita è quella di tenere unito il fronte occidentale e il fronte interno. È significativo che la speaker della Camera Nancy Pelosi come suo ultimo gesto prima della fine del mandato abbia invitato personalmente Zelensky a parlare al Congresso. Congresso che è arrivato al punto di proporre aiuti economicamente più grandi di quelli che lo stesso Biden aveva proposto.
Questo significa che la contrarietà dei repubblicani manifestata durante la campagna elettorale di Midterm di continuare a sostenere l’Ucraina è stata bypassata?
Bypassata proprio no. Un sondaggio dell’Economist dice che il 54% degli americani è favorevole al sostegno di Kiev. Di questo 54% il 72% sono democratici e il resto repubblicani. Quindi il sostegno americano è soprattuto dal lato Dem, però dal lato repubblicano resta una profonda avversione nei confronti della Russia e anche se i repubblicani non condividono del tutto Zelensky e le sue mosse, tale avversione è talmente forte, insieme a quella contro la Cina, che li fa votare a favore. Quello che è cambiato è semmai il perdurare della guerra, che fa temere che i Paesi occidentali si stanchino di fornire aiuti.
E da parte sua Putin non se ne sta con le mani in mano a osservare tutto questo.
No, infatti ha annunciato che da gennaio schiererà missili particolarmente potenti in grado di trasportare armamento nucleare, ha mandato Medvedev in Cina a garantirsi il sostengo di Pechino, è andato lui stesso in Bielorussia. La partita si gioca su più piani, fatti di minacce. È così che funziona la deterrenza: più uno alza il livello, più l’altro lo fa a sua volta.
A proposito della visita in Bielorussia, si parla molto di una possibile nuova offensiva russa a gennaio.
Sì, però su questo gli analisti militari americani sono divisi. Molti dicono che in realtà la Russia non ha la forza militare per lanciare un nuovo attacco.
Lo sforzo economico da parte americana per sostenere Zelensky quanto sta incidendo sull’economia degli Usa?
L’America sta beneficiando molto da questa guerra. Biden, a inizio conflitto, nel tentativo di calmierare il mercato del petrolio, visto che l’Opec non voleva far scendere i prezzi, ha messo mano alle riserve strategiche, 180 milioni di barili quando i prezzi erano altissimi. Questo gli consente ora con quanto incassato di ricomprare 240 milioni di barili. L’economia americana sta girando benissimo, gli Usa si apprestano a diventare nel 2023 esportatori netti di petrolio, le esportazioni supereranno le importazioni.
Dal punto di vista militare Zelensky chiede armi sempre più potenti. Ha ottenuto i missili Patriot dopo che l’amministrazione americana non voleva concederli, adesso chiede quelli Atacms, che potrebbe colpire ovunque il territorio russo. Fino a quando si spingeranno così pericolosamente avanti? Diranno mai di no alle sue richieste?
Si spera. Come dicevamo prima Putin li ha avvertiti, ha detto di considerare di fatto la Nato coinvolta nel conflitto, sta dicendo: stiamo attenti a dove ci spingiamo. In realtà Biden ultimamente aveva un po’ frenato, sembrava voler calibrare il rischio dell’escalation. Ma senza negare mai il supporto che comunque viene da tutta Europa, Italia compresa.
(Paolo Vites)
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