Non si intravede la fine alla guerra in Ucraina. Un grande problema per Volodymyr Zelensky, che non sembra trovare una via d’uscita, mentre la Russia intensifica gli attacchi aerei e avanza sul campo di battaglia. Le opzioni su come vincere e su cosa fare dopo il conflitto peggiorano. Il presidente ucraino ha ribadito di non avere alcuna intenzione di accettare niente di meno che la restituzione di tutto il territorio, comprese le terre che la Russia controlla dal 2014. Ma riconquistare militarmente il 20% circa del Paese appare uno scenario sempre più improbabile. Inoltre, Zelensky si rifiuta pure di negoziare con Vladimir Putin, visto che sarebbe “politicamente tossico” alla luce della posizione dell’opinione pubblica ucraina, che è fortemente contraria. D’altro canto, lo stesso presidente russo non sembra voler accettare qualcosa di diverso dalla sconfitta dell’Ucraina.
A fare il punto della situazione è il Washington Post, secondo cui lo status quo è terribile, perché in questa situazione di stallo continuano a morire ucraini sul campo di battaglia. Pure una tregua non sembra una buona idea, perché darebbe tempo alla Russia di rifornire le sue forze armate. Per questo i funzionari ucraini e occidentali ritengono che Zelensky sia bloccato, come lo sono gli aiuti Usa, il più importante sostenitore militare dell’Ucraina. Anche gli altri Paesi della NATO sono “moderati” nell’assistenza. «Come farà Zelensky a uscire da questa situazione? Non ne ho idea e naturalmente mi preoccupa», ha ammesso un legislatore ucraino, che ha parlato al giornale americano a condizione di anonimato insieme ad altri funzionari e diplomatici.
“UCRAINA SENZA MUNIZIONI, LA SITUAZIONE PEGGIORERÀ”
Per Zelensky è, quindi, complicato gestire le aspettative degli ucraini. Il sostegno resta alto, ma secondo un diplomatico occidentale a Kiev la «solidarietà si sta sfilacciando». C’è poi l’ex ministro Tymofiy Mylovanov, professore alla Kyiv School of Economics, che invece non esclude che la guerra con la Russia possa trascinarsi per molti anni. «È un pensiero sgradevole, ma quando qualcuno dice che potrebbero volerci decenni, nessuno lo mette in dubbio». Il legislatore ucraino sopracitato ha poi aggiunto che «non è realistico» pensare che l’Ucraina possa riportare i confini a quelli del 1991, compresa la Crimea, e invita la leadership ucraina ad «aggiustare questa retorica». Il pessimismo sulle possibilità dell’Ucraina sul campo di battaglia è cresciuto negli ultimi resi, quando la Russia ha ripreso l’iniziativa, ma soprattutto perché i soldati ucraini sono a corto di truppe e munizioni.
«Guardate, è già mezzo anno che siamo senza munizioni. Non abbastanza, almeno. La situazione peggiorerà. E allora? Quali altre opzioni ci sono? Se i partner che hanno promesso di darci munizioni non ce le danno, ovviamente la situazione peggiora. Ma l’immagine degli Stati Uniti peggiorerà nel mondo», ha dichiarato un alto funzionario ucraino al Washington Post. Un ambasciatore occidentale ha ammesso che «l’Ucraina non ha il potere di fare un’altra offensiva» e illustrato due scenari: «Uno è che ottengano il sostegno per mantenere le linee difensive. Il secondo è che non c’è abbastanza supporto e l’Ucraina si difenderà comunque, disperatamente e con meno uomini».
LE SFIDE DELL’OCCIDENTE E IL REBUS MOBILITAZIONE
L’ambasciatore occidentale al Washington Post ha previsto un aumento delle vittime e delle perdite territoriali, mettendo l’Ucraina in una posizione di svantaggio, se affronterà la Russia con un supporto inadeguato. Quindi, Kiev e i suoi alleati devono prepararsi ad affrontare il 2025 come «un altro anno di guerra, non di colloqui di pace». Per quanto riguarda quest’anno, «se l’Occidente vuole la pace, non deve solo rispondere alle attuali esigenze dell’Ucraina, ma deve usare il 2024 per fornire all’Ucraina tutto ciò che è necessario per entrare in modalità offensiva e ottenere guadagni sostanziali nel 2025». C’è poi la questione della mobilitazione, con un secondo diplomatico occidentale a Kiev che sostiene che il Parlamento ucraino stia giocando a un «ping pong politico» perché è impopolare. «Nessuno vuole assumersi la responsabilità a questo punto».
D’altra parte, ritiene che non si possa andare avanti in questo modo. «Ho sentito di persone che sono al fronte e che non ce la fanno più. E poi, quando tornano qui in licenza e vedono tutti questi giovani che potrebbero essere lì, io ne sarei risentito. Quindi si creano anche tensioni sociali». Peraltro, una mobilitazione su larga scala pone anche delle sfide economiche, visto che il denaro per gli stipendi dei soldati non può essere coperto direttamente dagli aiuti esteri e alcune industrie devono già far fronte alla carenza di manodopera. Quindi, per quanto tempo l’Ucraina riuscirà a resistere? «Tutti vogliono soluzioni rapide, ma tutti hanno capito che non ce ne saranno di rapide», ha concluso l’alto funzionario ucraino al Washington Post.