CAOS UCRAINA, ZELENSKY SEMPRE PIÙ ISOLATO: IL “CASO POLACCO”
Il lungo e caloroso abbraccio ricevuto oggi a Buenos Aires dal Presidente insediato dell’Argentina Javier Milei rischia di essere un “unicum” in questi ultimi tempi per il Presidente dell’Ucraina in guerra da quasi due anni: Volodymyr Zelensky vive settimane di forte tensione tanto interna – le accuse del sindaco di Kiev contro la sua gestione della guerra, le frizioni dell’opposizione dopo il rinvio delle Elezioni a data da destinarsi e il fallimento della controffensiva militare – quanto internazionale, con gli Stati Uniti che hanno fatto sapere di essere a corto di rifornimenti tra armi e finanziamenti.
Se a tutto questo si aggiunge la preoccupazione internazionale spostata ora quasi interamente sulla guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas, ecco che il destino dell’Ucraina è facilmente definibile con le parole oggi usate alla BBC dalla first lady Elena Zelenska: «Se il mondo si stanca di aiutarci, ci lascerà semplicemente morire. Per noi è una questione vitale. Abbiamo davvero bisogno di aiuto. Non possiamo stancarci, perché se lo facciamo, moriamo. Ci fa molto male vedere segnali che l’appassionata disponibilità può affievolirsi». Solo che dalla Polonia all’Ungheria anche in Europa il fronte pro-Kiev si è affievolito col passare dei mesi, fino al duro scontro al momento in corso con Varsavia e con Budapest.
COS’È SUCCESSO TRA UCRAINA E POLONIA: LE TRE RAGIONI DELLO SCONTRO
La crisi dei camionisti tra Ucraina e Polonia, nata dall’azzeramento dei dazi al transito degli autotrasportatori ucraini, è solo l’ultima scintilla di una tensione durata mesi tra quelli che erano i principali alleati contro la Russia di Putin dopo l’invasione voluta da Mosca nel Donbass: le armi, il grano e ora appunto i camion, tre temi divenuti sempre più “politici” e che allontanano sempre più la Polonia dall’Ucraina, anche del nuovo leader europeista Donald Tusk.
Se infatti fin dall’inizio della guerra contro la Russia, Varsavia si era mostrata la più solida e concreta alleata di Kiev con l’invio di armi e l’accoglienza di tantissimi rifugiati ucraini in patria, qualcosa si è “rotto” in questi ultimi mesi. Come riporta “Libero”, la scorsa primavera l’embargo all’import di grano dall’Ucraina per tutelare i coltivatori polacchi non era stato visto di buon occhio dal Governo Zelensky. L’arrivo poi delle Elezioni portò in tutti i partiti, sia conservatori che filo-Ue, a raffreddare i rapporti con Kiev non ponendo più lo stesso aiuto ingente dimostrato nell’anno precedente. A settembre poi la Polonia ha sospeso definitivamente l’invio di aiuti militari all’Ucraina, causando di nuovo un forte scontro diplomatico tra i due Paesi vicini: ora dallo scorso novembre è in atto la polemica sui transiti dei camion ucraini da e per la Polonia, con le aziende polacche che protestano al confine bloccando i valichi per richiedere il reintegro delle restrizioni per gli autotrasportatori ucraini (accusando lo squilibrio del mercato rispetto alle condizioni poste ai camionisti polacchi).
DALLA POLONIA ALL’UNGHERIA: IL FRONTE PRO-UCRAINA SI INDEBOLISCE
Alla protesta dei camion al confine con l’Ucraina si sono ora uniti non solo gli autotrasportatori della Polonia, ma pure quelli di Slovacchia e Ungheria: le patenti di guida e i certificati di idoneità professionale rilasciati dall’Ucraina sono stati automaticamente riconosciuti come validi anche nell’Ue causando forti dissapori con Varsavia, Budapest e Bratislava. In sostanza, gli autotrasportatori in protesta ai valichi si oppongono all’abolizione dei permessi per i trasportatori ucraini di merci su strada che regolano gli ingressi dai Paesi extracomunitari nell’Unione europea.
Zelensky si ritrova così sempre più isolato non solo a livello internazionale ma anche dai Paesi più vicini in quella che continua ad essere una lunga e stagnante guerra contro la Russia (la quale infatti ora accelera chiedendo i negoziati di pace per ottenere la spartizione dei territori così come sono stati conquistati finora). Se alla situazione allarmante su armi e aiuti economici si aggiunge anche l’accusa del Presidente Orban – che al quotidiano francese “Le Point” ha parlato di Kiev come di uno dei Paesi «più corrotti al mondo» – per l’Ucraina il destino è sempre più fosco. L’Ungheria può infatti esercitare il veto sull’ingresso dell’Ucraina in Europa, motivo per cui il Presidente francese Macron starebbe cercando di trattare con Orban facendo sbloccare 10 miliardi di aiuti a Budapest in cambio del veto da togliere sul sostegno a Kiev.