LO STORICO UCRAINO E LA SFIDUCIA NEL PRESIDENTE ZELENSKY: “NON DICE LA VERITÀ E CONTINUA CON LA NARRAZIONE EROICA”
Al di là di come potrà finire la guerra fra Ucraina e Russia, la sfiducia e il consenso ai minimi termini per il Presidente Volodymyr Zelensky rischia di pesare non poco negli sviluppi del conflitto alle porte dell’Europa: a raccontare questa complessa fase di “stanca” sul leader ucraino è il professore e noto storico dell’Università dei Leopoli, Yaroslav Hrytsak, intervistato dal “Corriere della Sera” per provare ad inquadrare l’attuale fase alle porte del terzo inverno di guerra.
Come già spiegato da tempo da diversi osservatori politici tutt’altro che “filorussi”, la popolarità di Zelensky è ridotta ai minimi, specie dopo l’ulteriore rinvio delle Elezioni Presidenziali che si sarebbero dovute tenere lo scorso anno. Negli ambienti politici come in quelli accademici in Ucraina ipotizzano eventuali soluzioni allo stallo attuale, non migliorato neanche dalla controffensiva in territorio russo nella regione del Kursk: «Se si votasse oggi verrebbe sconfitto e l’Ucraina ha bisogno di elezioni al più presto per rinnovare la dirigenza politica», spiega il prof. Hrytsak pochi giorni dopo il vertice a Kiev con il nuovo segretario generale della Nato Mark Rutte. È lo stesso docente a sottolineare come andare al voto con questo grado di minaccia russa al Paese gialloblu non è comunque un’ipotesi spendibile, dunque occorre ricorrere ai ripari al più presto per evitare un collasso del potere (e prima ancora dell’esercito) che lascerebbe strada spianata a Mosca.
KURSK, INVERNO E PUTIN: I PROSSIMI SCENARI PER LA GUERRA IN UCRAINA (IN ATTESA DELLE ELEZIONI USA)
Secondo Hrytsak la popolarità di Zelensky è crollata in primo luogo per la mancanza di vittorie sul campo, con nemmeno l’ultima controffensiva a sorpresa che avrebbe convinto l’opinione pubblica circa la solidità dell’Ucraina nel vincere il conflitto contro la Russia: in secondo luogo, elemento ancora più grave secondo lo storico, Zelensky starebbe trattando il suo popolo come dei meri “bambini”. Il Presidente da mesi ormai si rivolge all’Ucraina credendo che gli interlocutori non siano in grado di ragionare e capire, in poche parole «non dice la verità e ripete la narrativa eroica dei primi mesi». La guerra non sta andando bene, certifica il prof. Hrytsak (e non solo lui) per cui richiamare sempre all’unità per riconquistare tutti i territori occupati dai russi, addirittura anche la Crimea, sembra un’utopia più che un programma politico.
La realtà che pochi osano raccontare è che anche gli stessi ucraini starebbero cercando ogni modo per terminare la guerra, sebbene ciò non corrisponda con i discorsi di Zelensky: similmente a quanto avviene in Russia con la nazione che vorrebbe al più presto interrompere l’offensiva, Kiev dovrebbe e vorrebbe puntare al negoziato con il Cremlino. Il problema, ravvisa il docente, è che con la vittoria vicina per la Russia difficilmente Putin farà compromessi al ribasso: «Lo paragono a Gorbaciov: molto popolare all’inizio della Perestroika, ma poi sempre più isolato; rispettato e persino amato all’estero, però detestato in patria», chiosa Yaroslav Hrytsak al “CorSera”. L’offensiva in territorio russo che inizia a scricchiolare, l’inverno in arrivo con gli eserciti che dovranno riorganizzarsi in vista del 2025 e sopratutto le elezioni americane che porteranno un potenziale nuovo corso americano nel sostegno a Kiev: questi i tre punti su cui si gioca molto, se non tutto, della Presidenza Zelensky (così come per la guerra stessa).
Un Governo di unità nazionale con un nuovo leader (l’ex capo delle forze armate Valerij Zaluzhny potrebbe essere la figura giusta secondo Hrytsak), o almeno un nuovo circolo di consiglieri esperti in strategie a lungo termine urgerebbero al Governo di Kiev: i timori permangono, la sfiducia sale, e l’effetto voto a Washington non lascia serena l’intellighenzia ucraina per i prossimi mesi. Secondo il professore di Leopoli la vittoria di Trump lascia potenziali mosse inaspettate per il futuro, ma ancora peggio potrebbe avvenire con Kamala Harris: «temo sia in continuità con Biden, I ritardi degli aiuti americani ci dissanguano».