Nella giornata di sabato, Zelensky ha fatto visita in Italia a Giorgia Meloni e il presidente Mattarella. Nella sua giornata romana, anche l’incontro con Papa Francesco. Il presidente ucraino è stato chiaro: “Non sono disposto a parlare con Putin, un piccolo leader che uccide anche la sua gente”. Per lui, la soluzione per l’Ucraina “è la controffensiva: quando saremo al confine con la Crimea, il sostegno a Putin all’interno della Russia diminuirà e lui dovrà trovare una via d’uscita. Manca poco”.
Le parole del leader ucraino lasciano dunque presupporre che voglia una “pace giusta per l’Ucraina” ma chiudono la porta ad una mediazione che invece da mesi il Vaticano cerca di portare avanti. “Con tutto il rispetto per Sua Santità, noi non abbiamo bisogno di mediatori, noi abbiamo bisogno di una pace giusta”, spiega ancora Zelensky, come riportato dall’Ansa. Il presidente ucraino ha avuto un faccia a faccia di quaranta minuti con Papa Francesco, al quale ha ribadito l’invito a Kiev. Lo stesso leader ha poi chiesto al Pontefice di sostenere il piano di pace dell’Ucraina e di “unirsi alla sua attuazione”.
Zelensky-Papa Francesco, visioni differenti
Zelensky, con le sue parole, ha dunque rimarcato una certa distanza dalla diplomazia vaticana che invece insiste per la mediazione tra Ucraina e Russia. Il leader ucraino non è disposto a sedersi allo stesso tavolo di Putin e ha chiesto infatti al Papa “di condannare i crimini russi in Ucraina, perché non può esserci uguaglianza tra la vittima e l’aggressore”. I più ottimisti speravano che in Vaticano potesse aprirsi un processo di pace o uno spiraglio per il cessate il fuoco. Francesco aveva parlato di “via di incontro e sentiero di dialogo verso la pace” qualche ora prima di incontrare il presidente ucraino ma così non è stato.
Il portavoce Matteo Bruni, come riporta l’Ansa, ha parlato così del colloquio a porte chiuse: “Il Papa ha sottolineato in particolare la necessità urgente di gesti di umanità nei confronti delle persone più fragili, vittime innocenti del conflitto”. Il Papa ha però assunto un impegno sui bambi deportati e lo stesso Zelensky ha ribadito: “Dobbiamo fare ogni sforzo per riportarli a casa”. Differenze simboliche anche nei doni: il presidente ha regalato al Papa una piastra decorata estratta da un giubbotto antiproiettile mentre il Pontefice un ramoscello di ulivo in bronzo in segno di pace.