Secondo un sondaggio condotto dal Centro Razumkov e dall’Istituto internazionale di sociologia di Kiev, pubblicato la settimana scorsa, il 78% degli ucraini ritiene che il presidente Volodymyr Zelensky sia direttamente responsabile della corruzione nel governo e nell’esercito. Inoltre, per il 55% della popolazione, l’Occidente ha il diritto di mettere in discussione gli aiuti militari a Kiev, finché ci sono casi di corruzione nell’esercito. Per Fulvio Scaglione il presidente ucraino si sta servendo degli scandali e delle inchieste per colpire i nemici. A La Verità, infatti, il giornalista e già vicedirettore di Famiglia Cristiana, per cui è stato corrispondente da Mosca, ricorda che aveva promesso di trovare un accordo con la Russia e di combattere la corruzione: «L’intesa con la Russia non l’ha trovata – anzi, la tensione è salita alle stelle – e la corruzione non è stata assolutamente intaccata».



Però quando è diventato presidente, Zelensky aveva formato un governo di giovani riformatori, ma dopo pochi mesi li ha licenziati «proprio perché le riforme hanno trovato l’opposizione degli oligarchi», i quali all’inizio della presidenza hanno intimato «in buona sostanza, di andarci piano con la lotta alla corruzione. Tutta la prima presidenza Zelensky è stata un fiasco». Poi è arrivata la guerra ed è cambiato tutto. «Abilmente non è scappato dall’Ucraina, si è presentato come leader di un Paese in guerra ed è stato adottato dall’Occidente come simbolo della lotta contro l’invasore russo». Scaglione aggiunge che invece sul fronte interno ha ricevuto un arma fondamentale, la legge marziale: «Da quel momento il presidente ucraino ha ribaltato i rapporti di forza con gli oligarchi».



SCAGLIONE “LO SCAMBIO TRA ZELENSKY E LE FORZE ARMATE”

Di fronte alla legge marziale, gli oligarchi sono diventati più attenti e prudenti, quindi sono in attesa degli eventi. «Cercano di non finire nei guai. D’altra parte, già da molto tempo hanno messo i loro beni in salvo all’estero», prosegue Fulvio Scaglione a La Verità. Dunque, Zelensky non è riuscito a far guarire l’Ucraina dalla malattia della corruzione: «Assolutamente no. Il flusso di denaro dell’Occidente – 100 miliardi di dollari soltanto dagli Stati Uniti, con controlli quasi inesistenti – arriva in una Ucraina già molto corrotta e scatena mille appetiti». Ma il presidente ucraino non ha perso popolarità per la lotta alla corruzione: «Sulla carta sono operazioni di pulizia ma in realtà sono servite a Zelensky per sostituire il personale politico che a livello locale non controllava». Quindi, la magistratura è usata come arma contro gli avversari politici, invece la stampa occidentale scrive tutt’altro. «La corruzione è rimasta, su questo non c’è dubbio. Ed è rimasta anche all’interno di alcuni degli ambienti che fanno riferimento politico a Zelensky: nel ministero della Difesa erano tutti uomini suoi».



Il “merito” del presidente ucraino secondo Scaglione è di aver stretto una forte alleanza con le forze armate e i servizi di sicurezza, «anche perché sono loro i primi destinatari dell’incredibile flusso di denaro occidentale. È uno scambio: io, Zelensky, figura accreditata presso l’Occidente, ti procuro le armi e i denari e tu difendi il Paese e anche me». Nel frattempo, l’Occidente resta a guardare, perché l’obiettivo è «dare una lezione alla Russia». Ma è consapevole della situazione in Ucraina. Così Zelensky ha avuto modo di diventare il garante degli interessi dell’élite militare: «Tutti capiscono che senza Zelensky sarebbe difficile avere gli stessi soldi e gli stessi aiuti dall’Occidente. Certo, laddove si dovesse arrivare a una composizione, una trattativa o una tregua, le cose potrebbero cambiare».