In questi giorni è tornato al centro dell’attenzione il tema delle Zes. A riportarcelo è stata la comunicazione dell’Agenzia delle Entrate che ha fissato la misura provvisoria dell’agevolazione riconosciuta alle aziende che hanno richiesto il credito di imposta Zes Sud. L’Agenzia si è limitata a fare un calcolo che tenesse conto delle somme messe a disposizione dal Governo, 1,67 miliardi di euro, e le richieste delle aziende, 9,4 miliardi di euro. Su questi presupposti ha determinato che l’agevolazione spettante scende dal 60% a poco più del 15%.



La misura dell’agevolazione oggi determinata è, come detto, provvisoria. Quella definitiva, che dovrebbe essere maggiore, sarà determinabile solo a consuntivo allorquando, febbraio 2025, sarà possibile verificare quante delle aziende che oggi si sono prenotate daranno poi seguito agli investimenti. Le risorse non utilizzate, infatti, saranno ripartite tra coloro che daranno seguito all’investimento premiando chi veramente vorrà investire.



La situazione attuale era ampiamente prevedibile. In un precedente intervento si è sottolineato come il nodo della nuova agevolazione fosse come attribuire le limitate risorse disponibili. L’obiettivo era non superare la soglia dei fondi stanziati nell’intento di evitare che l’incentivo finisse per essere un boomerang per le finanze statali come lo sono state le esperienze, spesso fallimentari, del passato: esenzione decennale Irpeg/Ilor, Tremonti Sud, Superbonus, bonus facciate, ecc.

A questo punto vale la pena spendere qualche parola su cosa sia la Zes Unica per evidenziare come forse il tema delle agevolazioni sia secondario. La Zes Unica riguarda l’intero territorio ricompreso nelle Regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise e Abruzzo. Quello che però non viene adeguatamente valorizzato è l’aspetto innovativo della nuova formulazione della Zes Unica, che è stato invece efficacemente sottolineato da Assonime che ha spiegato come la riforma intervenga in tre ambiti: la governance, le semplificazioni procedurali e i benefici fiscali.



In tema di governance è stato previsto un nuovo sistema di gestione per favorire una programmazione maggiormente integrata e coordinata che dovrà presiedere al rilascio delle autorizzazioni. In tema di semplificazioni procedurali è invece previsto che i progetti riguardanti l’insediamento di attività industriali, produttive ed economiche all’interno della Zes unica siano qualificate come di pubblica utilità, indifferibili e per questo regolati da un iter autorizzativo “semplificato” individuato nell’autorizzazione unica che sarà rilasciata per il tramite dello Sportello unico digitale e sostituisce tutti i titoli abilitativi necessari per avviare nuove iniziative industriali.

Le Zes, secondo la vecchia declinazione, sono fallite perché la burocrazia ne ha ostacolato il successo. La Zes unica vorrebbe esaltare il ruolo del Mezzogiorno sul presupposto della nuova centralità del Mediterraneo, in una prospettiva di ridefinizione dei traffici commerciali e delle catene valore globali anche quale ponte verso l’Africa. Il suo successo sarà condizionato dalla capacità della governance di essere all’altezza della sfida.

Ritornando all’attualità rimane un interrogativo di fondo, ovvero siamo sicuri che tutto quello che è stato previsto come investimento sia poi sostenibile economicamente e finanziariamente? Non si corre il rischio in assenza di un freno di attivare investimenti che di fatto non reggerebbero in assenza di un congruo sconto e con ciò determinando un’alterazione del mercato? Il passato dell’intervento al Sud ha insegnato che non sempre all’incentivo smisurato ha fatto seguito lo sviluppo. Analoga conferma la sta dando la qualità dei progetti (campi di calcetto, palestre all’aperto in aree montane, ecc.) che saranno finanziati con il Pnrr. La vera sfida della Zes Unica è farla diventare strumento di politica industriale.

Occorre cogliere gli stimoli che si stanno palesando a livello globale che vedono affermarsi sempre più fenomeni di friendshoring e reshoring. L’attuale contesto storico e geopolitico rende concreta l’opportunità per il Mezzogiorno di attrarre investimenti significativi e per questo occorre una sburocratizzazione e una nuova visione. Ecco, quindi, che al dibattito manca il vero indicatore costituito dal numero di processi autorizzativi unici attivati e conclusi dalla nuova governance prevista per la Zes Unica. È questo l’indicatore che consente di capire se la direzione è quella giusta.

La sfida della Zes unica è quindi ambiziosa e stimolante e non bisogna guardare solo all’incentivo. Se l’investimento regge, avere uno sconto del 15% non è sempre meglio che non averlo?

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