ZINGARETTI CON SCHLEIN (E “CONTRO” M5S E AVS”: “OK RENZI NEL CAMPO LARGO, POSITIVO IL RISPENSAMENTO ANCHE SE CAPISCO LE DIFFIDENZE”

Matteo Renzi nel campo largo progressista? Si può fare: parola di Nicola Zingaretti, ex segretario Pd spesso ai ferri corti nel passato al Nazareno con l’attuale leader di Italia Viva. Dopo il tonfo delle Europee, con l’esclusione del progetto “Stati Uniti d’Europa” dal Parlamento Europeo, la nuova sfida politica per l’ex Premier si è tramutata nel tentativo di federare” un campo largo a guida Pd che non tralasci l’area riformista ma che carichi a bordo anche le aree più radicali, come M5s e AVS, che fino a ieri venivano contestate dallo stesso Renzi. Da qui nasce la diffidenza sorta in casa grillina, nella sinistra arcobaleno-ambientalista e pure in parte del Pd che non vede Renzi come l’alleato più affidabile (oltre che in termini di voti ad oggi IV vale circa un 2-3%).



Nella lunga intervista a “La Stampa” è l’ex Governatore del Lazio, oggi eurodeputato col Pd, a lanciare un “endorsement” sull’abbraccio tra Renzi e Schlein per il “nuovo” campo largo ancora tutto da costruire: «Dopo quello che è accaduto mi pare naturale che ci sia un dibattito e anche una certa diffidenza», ammette Zingaretti vedendo comunque un rischio di “trasformismo” nel cambio di posizione repentina del senatore fiorentino. Al netto di ciò, il rischio vale il “gioco” secondo l’ex Governatore dem, visto che la coalizione di Centrosinistra per poter battere il Governo Meloni ad oggi deve allargare ancora di più i consensi: «il ripensamento di Renzi è positivo. Sapendo che a tutti sono richiesti onestà, serietà e spirito unitario. Si sta insieme per costruire, non per picconare».



L’APPELLO-PROVOCAZIONE DI ZINGARETTI A FORZA ITALIA: “IL GOVERNO PUÒ DIVIDERSI. SULL’AUTONOMIA…”

Certo, resta il tema che imbarcare molti a bordo nel “campo largo” potrebbe avere il rischio opposto di perdere voti invece che guadagnarne, come ha sentenziato il leader M5s Giuseppe Conte in contrasto con le aperture fatte da Schlein a Matteo Renzi: secondo Nicola Zingaretti, il leader di Italia Viva «mi ha sempre detto la verità su ciò che pensava. Secondo me sbagliava quasi su tutto, ma il tema non è cosa pensa ciascuno di noi quanto tentare di costruire un progetto politico». Il punto è che da sinistra si è ormai al punto che occorre provarci ad ogni costo nel generare un’alleanza vasta per contrastare il Centrodestra meloniano: «È un processo politico, si vedrà come andrà, ma proporre un’alternativa alla destra è un dovere democratico».



In questo senso, una possibile “prova generale” del campo largo è la raccolta firme contro la legge sull’Autonomia differenziata: al di là del raggiungimento o meno del referendum abrogativo contro la legge Calderoli (servirà il via libera della Consulta, qualora si raccogliessero tutte le firme necessarie), secondo Zingaretti il popolo delle opposizioni «è più unito di quanto si pensi, dal salario minimo alla difesa della sanità pubblica fino all’Autonomia». Da qui la proposta-frecciatina lanciata a Forza Italia, considerata da Zingaretti e da larga parte del Pd come il “ventre molle” sul quale spingere per far crollare dal di dentro il Centrodestra al Governo: l’eurodeputato vola basso nel pensare ad una vera crisi della coalizione al Governo, sebbene però inviti il partito di Tajani a seguire il Pd nella sfida contro l’Autonomia, come del resto già evidenziato dal governatore della Calabria Occhiuto. «Aspettiamo che Forza Italia abbia il coraggio di firmare per il referendum e poi andare a votare», prevede Zingaretti che punta all’asse con FI per demolire la legge della Lega appoggiata anche da FdI (e in realtà pure da Forza Italia che alla fine ha votato a favore, ndr).