Come spesso capita con i leader di partito in Italia, bisogna leggere tra le “righe” per capire cosa intendano realmente e “a chi” parlino prioritariamente: così Nicola Zingaretti oggi sul Corriere della Sera difende la scelta del Pd di entrare in Governo con M5s e Conte ma di contro non esclude la richiesta-ultimatum di “cambio di passo” formulata da Matteo Renzi sul Recovery Fund. «Crisi di Governo? Non ci pentiamo affatto di questa scelta. I risultati sono stati di grande importanza per l’Italia: da un rinnovato rapporto con l’Europa, all’impegno realistico e scientifico sulla pandemia, a politiche sociali più giuste e volte alla crescita», spiega il Segretario Pd intervistato dal Corriere della Sera dopo i giorni di massima tensione a Palazzo Chigi per lo scontro a distanza ancora non terminato tra Renzi e Conte. Per Zingaretti mandare il Paese alle urne ora non avrebbe senso e così – in una particolare e “non voluta” comunione d’intenti con quanto afferma Matteo Salvini e la Lega – «siamo in una nuova fase: dall’emergenza occorre passare alla ricostruzione. Per fare questo occorre un rilancio, una ripartenza. Non bisogna nasconderlo questa esigenza è avvertita da tutti. Dal Pd, dai 5 Stelle, da Italia viva, da Leu e, sono convinto, anche dal presidente Conte. D’altra parte essa era al centro dell’incontro del 5 novembre tra il premier e i segretari dei partiti della maggioranza».



PD E IL “CAMBIO DI PASSO” DEL GOVERNO

Il leader dem conferma le tante divisioni interne alla maggioranza, da qui il richiesto cambio di passo lanciato al Presidente Conte (e forse anche a parte del suo stesso partito, legato ancora a doppio filo con Matteo Renzi): «Il Pd continuerà, in presenza di questo passaggio difficile, a svolgere una funzione unitaria. Di collante. Che non va confusa con un atteggiamento di subalternità, né tanto meno, come qualcuno pensa, con un mugugno permanente che indebolisce la guida del Paese. È piuttosto un impegno costante ad affrontare nel modo adeguato i problemi, per risolverli insieme e ponendo al centro con franchezza e responsabilità l’analisi dei risultati che tutti insieme siamo in grado di raggiungere. Questo abbiamo fatto in questi mesi nel Paese e con l’impegno della nostra delegazione al governo». Niente rimpasto spiega (anche se non direttamente) Zingaretti, con poche stoccate lanciate a quel Presidente del Consiglio cui pure diversi esponenti Pd non lesinano forti critiche: «In questo quadro cercare di migliorare l’azione del governo Conte, al quale abbiamo creduto e continuiamo a credere, non è una mina posta sotto la stabilità del quadro politico, ma è la condizione stessa per andare avanti». Sul rapporto-scontro con Renzi, il Governatore della Regione Lazio non conferma alcuna “battaglia comune”, anche se il piano sul Recovery Fund non convince neanche in casa Pd «È stato fatto un buon lavoro, ma esso può ulteriormente migliorare se c’è la volontà politica di farlo. Noi questa volontà politica l’abbiamo e vogliamo praticare pienamente lo spazio del confronto produttivo e del rafforzamento collegiale della proposta che il governo avanzerà». Per il Pd si deve andare avanti a patto che non prevalgano «veti e incomprensioni, noi ci siamo con la forza delle nostre idee».

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