Un “botta a risposta” a distanza quello andato in scena tra Zingaretti e Di Maio nelle ultime ore, dopo che la base dei parlamentati M5s ha praticamente “imposto” al suo capo politico di cambiare linea in merito agli accordi locali per le Regionali di Calabria ed Emilia Romagna: se il Ministro degli Esteri spinge ore per rivedere quell’accordo, Zingaretti tira dritto per l’unità interna del Governo, altrimenti il rischio è tornare al voto e la conseguente – allo stato attuale delle cose – vittoria del Centrodestra a traino leghista. «O si riscopre uno spirito comune o i motivi stessi di questo governo vengono meno» lo ha ribadito tanto nella intervista a Circo Massimo di questa mattina come in altre occasioni anche prima della “scoppola” di Bianconi alle Elezioni in Umbria. Zingaretti elogia Conte e la sua capacità di tenere l’esecutivo in questi primi mesi, tanto da confidare «lui candidato premier del centrosinistra se il governo cadesse? Deciderà l’alleanza. Io dico che ha lavorato bene». Alle parole del Segretario Pd arriva però l’immediata replica del collega Di Maio che non ci sta a portare avanti il “patto civico” visto in Umbria: «Non ci sono i presupposti per un’alleanza strutturale con il Pd, i nostri militanti non la vogliono». Non solo, per il capo politico M5s la figura di Conte viene sempre più descritta come “ingombrante”, anche se Di Maio si limita a spiegare ai cronisti «Non mi sento insidiato da Giuseppe Conte. Credo che questo governo sia una squadra che deve portare avanti insieme il programma di governo. Se facciamo squadra i cittadini potranno comprendere quello che stiamo facendo, altrimenti è difficile anche far comprendere quello che facciamo di buono».



SEGRETARIO PD “O INSIEME AL M5S O IL GOVERNO CADE”

Una lunga intervista a Radio Capital questa mattina ci dà due notizie principali: il Pd di Nicola Zingaretti è pronto a scommettere ancora sulla alleanza con il M5s (ma non è ancora chiaro se solo locale, solo nazionale, o tout-court) e, non meno importante, potrebbe nascere un “nuovo” Partito Democratico. Il Segretario dopo la sconfitta alle Regionali in Umbria e dopo le forti tensioni interne al suo principale alleato di Governo, ha rilanciato immediatamente sulla “tenuta” del Conte-2 attraverso la Manovra. Ieri è arrivato un via libera ormai semi-definitivo sulla Finanziaria (servirà ancora un passaggio oggi, poi l’invio al Parlamento, ndr) e per Zingaretti la tenuta del Governo è priorità massima, specie perché al momento andare alle urne significherebbe una vittoria quasi certa del Centrosinistra a guida Salvini: il n.1 dem dunque triangola forte con Conte e Di Maio per evitare tale evenienza e questa mattina li incalza «O si riscopre uno spirito comune o i motivi stessi di questo governo vengono meno». A Di Maio che parla di «intesa archiviata con il Pd a livello locale», con la conferma ieri sera di un candidato autonomo sia per la Calabria che per l’Emilia Romagna (dove il Governo si gioca forse tutto, ndr), Zingaretti replica «è una posizione debole perché perché il M5s governa col Pd. E vuole governare per altri tre anni con il Pd e non un piccolo paese dell’entroterra ma la Repubblica italiana». Da qui la chiosa finale sull’alleanza giallorossa, «È inutile giocare con le parole: o l’alleanza è unita da una visione del futuro o non c’è. Io credo che questa visione vada costruita al più presto».



ZINGARETTI, “DAL PD NASCERÀ UN NUOVO PARTITO..”

Dopo la cocente sconfitta in Umbria, Zingaretti ritiene che sia evidente quanto lo stesso Pd debba cambiare qualcosa, se non molto «ma reagisco quando si batte su teoremi falsi, come dire che si è perso in Umbria perché c’era l’accordo con i 5 stelle, come hanno detto Renzi e altri. Vero che il progetto ha perso, ma se non ci fosse stato sarebbe stato molto peggio». Attacchi a Renzi, difesa della “casa dem” e rilancio per un possibile futuro che porti il Partito Democratico più lontano da Italia Viva ma anche più lontano dallo stesso Pd: ecco la seconda “notizia” dell’intervista di Zingaretti a Radio Capital, «non escludo un Congresso ad inizio 2020. Cambieremo lo statuto che non si tocca da tredici anni, sarà basato su tesi politiche, aperto alla società italiana». Attenzione però, potrebbe anche cambiare il nome e per la prima volta lo ammette lo stesso Zingaretti «Daremo vita a un nuovo partito che si chiamerà Partito democratico o quello che decideremo» anche se guai a parlare di “rottamazione” dopo i precedenti di Renzi, «Io non credo bisogna cadere nell’errore di cambiare tutto per non cambiare nulla».

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