Dopo le mascherine e la presunta “Concorsopoli“, torna a “tremare” la Regione Lazio questa volta direttamente con il suo Presidente Nicola Zingaretti: scrive infatti oggi “La Verità”, con l’inchiesta di Amadori, che la Procura di Roma avrebbe già aperto un fascicolo di indagine (finora rimasto segreto) nei confronti dell’ex segretario Pd per presunte «false presenze in Regione».



Per Zingaretti – al momento non risulta indagato, va chiarito subito – si ipotizzano presunte giustificazioni non corrispondenti al vero quando erano in corso le riunioni del Consiglio Regionale: in poche parole, dai verbali ufficiali veniva segnalato “in missione” mentre in realtà era in ospitate tv o impegnato con attività del Partito Democratico. Scrive “La Verità”: «L’ex segretario del Pd è una specie di fantasma (così lo definiscono diversi oppositori) con il dono dell’ubiquità: riesce a contribuire al raggiungimento del numero legale anche quando non c’è usando l’escamotage dell’attività istituzionale».



L’INDAGINE “SEGRETA” SU ZINGARETTI

In alcune di queste circostanze in cui figurava assente però, scrive “La Verità” motivando i riflettori accesi della Procura di Roma, sarebbe stato verificabile facilmente la presenza di Zingaretti presso tv o social per dibattiti politici derivanti dalla sua attività di segretario Pd (o anche per campagne elettorali). Stando a quanto riporta ancora il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, già ora vi sarebbe un indagato ovvero uno stretto collaboratore del Governatore; l’accusa mossa è “falso”, ma tutto andrà verificato nei prossimi giorni quando la Procura dovrà confermare o smentire il fatto che si sarebbero messi sotto inchiesta tutti coloro che hanno presentato le giustificazioni “false” di Zingaretti motivanti le missioni per “impegni istituzionali” del Governatore. Nel 2019 Zingaretti è risultato giustificato per 48 volte, si è presentato in aula solo 7 volte ed è risultato assente sempre altre 7 volte: questi dati citati da “La Verità” e recuperati da fondi d’inchiesta presso la Procura di Roma. Sta dunque ai magistrati ora appurare in primis se l’intera vicenda sia vera, se in quel caso la scelta di giustificarlo assente per missione sia stata autonoma da parte dello staff o se sia addirittura arrivato un ordine “dall’alto”.

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