Secondo Nicola Zingaretti, le elezioni europee «saranno un’occasione di chiarezza», ma per ora per il Pd sono motivo di scontro e tensione sulle liste. Nonostante ciò, l’ex segretario del Pd, ora deputato e presidente della fondazione Demo, riscontra un elemento positivo: «Un anno e mezzo fa, si discuteva se il Pd fosse morto e i poli di attrazione erano Conte e Calenda. Oggi torna ad essere protagonista e calamita che attrae». Ne parla in un’intervista alla Stampa, precisando che però «un dibattito è fisiologico su come coniugare la storia e l’orgoglio del Pd con l’idea di liste aperte». Il riferimento di Zingaretti è alle candidature civiche, su cui non drammatizzerebbe la situazione. Infatti, tira dritto: «Il Pd sarà determinante per un’Europa più forte e con meno nazionalismi».



Per quanto riguarda una sua eventuale candidatura, non si sbilancia perché non sa se sarà in lista, ma la posizione dovrà essere utile. «Siamo in una fase di formazione delle liste, la sintesi arriverà alla fine. Lavoro come deputato e presidente di Demo, se posso servire in Europa lo decideranno i gruppi dirigenti». Ma Zingaretti non si sbilancia neppure sull’eventuale candidatura della segretaria dem Elly Schlein da capolista, come chiede una parte del Pd: «Lo spirito che sta infondendo la segretaria, per cui tutti e tutte si impegnino e ci mettano la faccia, è giusto. Poi deciderà lei come declinarlo».



“CON M5S SI PUO’ TROVARE UN COMPROMESSO”

Nicola Zingaretti invita poi a riflettere sulla candidatura di Ilaria Salis, in carcere in Ungheria. «Quello che sta passando è una vergogna, e facciamo bene a tenere alta l’attenzione denunciando l’oscena subalternità del governo», la premessa dell’ex segretario del Pd. Per quanto concerne la candidatura, ritiene che la valutazione spetti alla diretta interessata e al gruppo dirigente del partito. «Si tratta di una situazione delicata, da trattare con prudenza e non gettare nel tritacarne. Io non so cosa possa comportare la candidatura per la sua situazione, ma se può esserle utile mi chiedo: perché no?», si chiede alla Stampa.



Ma sta facendo discutere anche la probabile candidatura di Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire da sempre contrario all’invio di armi in Ucraina: «In un partito pluralista come il Pd ogni punto di vista è una ricchezza. Anche perché non ci divide l’anelito alla pace. Dopodiché, io credo che la pace passi dalla costruzione di un’Europa politica più forte, a cui noi possiamo contribuire». Peraltro, sulla guerra in Ucraina c’è divisione pure col M5s, ma ciò è normale per Zingaretti, visto che si tratta di un partito diverso, ed è quanto accade pure nel centrodestra. «Ma si può trovare un compromesso». Riguardo Giuseppe Conte, rivendica il “salvataggio” dell’Italia e il lavoro svolto per il Recovery Plan. «Il problema è semmai la disinvoltura con cui abbiamo archiviato passaggi di cui dovremmo essere orgogliosi, come il contrasto al Covid».

“PROCESSO DI CONVERGENZA NELLE OPPOSIZIONI”

Nicola Zingaretti difende poi il lavoro di Elly Schlein, ribadendo che crede nella linea della segretaria del Pd, aggiungendo di essere «convinto che si sia aperta una fase nuova e positiva per le opposizioni». Per l’ex segretario dem «si è aperto un processo di convergenza, proprio mentre nella destra, dalla morte di Berlusconi, si è aperto un processo di disgregazione, ci si divide su tutto per contendersi pezzi di potere. Berlusconi era ossessionato dal fare sintesi, Meloni invece dal dominio sugli altri». Ma il processo di convergenza richiede tempo visto il veleno che si è seminato in passato. Ma è anche fiducioso sul campo largo. «Sarà un percorso lungo e tortuoso, ma alla democrazia serve l’alternativa. Non basta un accordo di vertice, serve un processo fatto con la società. Alle prossime Politiche probabilmente vinceremo noi». Alla Stampa precisa che ciò è possibile perché con l’unione già nel 2022 avrebbero ottenuto più voti e poi i sondaggi confermano che la partita è aperta. «Sicuro non posso essere, ma so che è un obiettivo a portata di mano».

A proposito di centrodestra, Zingaretti boccia la proposta del tetto ai bambini stranieri in classe: «È un’esigenza macabra del populismo: per raccogliere consenso, deve individuare un presunto nemico per rappresentare un presunto popolo. Come stanno facendo anche coi magistrati». Secondo Zingaretti, il governo Meloni tende a colpire i poteri altrui: da Mattarella all’Europa, fino alla magistratura. «Nelle democrazie occidentali governare non significa comandare. Hanno diritto di provare a fare l’autonomia differenziata, contesto però che la loro riforma non si basi sull’uguaglianza sancita in Costituzione e renda la parola patria un imbroglio. Altro che Fratelli d’Italia, sono traditori d’Italia. E un partito che si chiama Forza Italia non può votare una legge che distrugge il Paese».