Tante le reazioni in casa Pd dopo l’annuncio delle dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario dem. Diversi esponenti di spicco stanno chiedendo un passo indietro al governatore del Lazio, a partire da Luigi Zanda: «Io credo che le dimissioni debbano essere respinte all’unanimità dall’Assemblea: «Zingaretti ha gestito benissimo il partito in una fase molto complicata della storia d’Italia, ha tenuto il Pd unito e garantito governabilità al Paese». Anche Francesco Boccia lancia un messaggio: «Nel momento più drammatico della storia recente del Paese e nel momento più difficile della storia del Partito democratico, Nicola Zingaretti è stato un faro sia per il governo che per il PD. Penso che l’Assemblea nazionale abbia una sola strada: chiedergli di restare segretario».



Uno dei commenti più autorevoli extra-Pd è quello di Giuseppe Conte, ex premier sostenuto fortemente dal Partito Democratico sotto la guida di Nicola Zingaretti: «Le dimissioni di Nicola Zingaretti non mi lasciano indifferente. Seguo con rispetto e non intendo commentare le dinamiche di vita interna del Partito Democratico. Ma rimango dispiaciuto per questa decisione, evidentemente sofferta». Il giurista ha poi aggiunto in un post pubblicato su Facebook: «Non avevo avuto occasione, prima della formazione del governo precedente, di conoscerlo. Successivamente, ho avuto la possibilità di confrontarmi con lui molto spesso, in particolare dopo lo scoppio della pandemia. Ho così conosciuto e apprezzato un leader solido e leale, che è riuscito a condividere, anche nei passaggi più critici, la visione del bene superiore della collettività». (Aggiornamento di MB)



PD: “NON SAPEVAMO DELLE DIMISSIONI DI ZINGARETTI”

Le prime reazioni alla notizia shock delle dimissioni di Zingaretti da segretario vedono sincero stupore in molti dirigenti Pd: «Stamattina ci sono anche state delle riunioni al Nazareno ma non c’era niente di simile nell’aria». Non sono pochi i parlamentari che ritengono una mossa quella di Zingaretti per poter arrivare alla “conta” in Assemblea Nazionale del 13-14 marzo e vedersi riassegnare il ruolo di Segretario, respingendo le sirene sul nuovo Congresso e soprattutto la spinta del “cerchio renziano” ancora presente nel Pd per far eleggere un nuovo corso, magari con Bonaccini al timone.



Una presunta agenzia Agi – citata da Dagospia inizialmente, poi cancellata poco dopo – dopo le dimissioni di Zingaretti citava addirittura un “Stefano Bonaccini Segretario incaricato del Pd”, con tanto di prime dichiarazioni: al momento non ci risultano conferme in tal merito, probabile possa essere una “boutade”o fake news emersa nel mare magnum delle reazioni al “terremoto” in casa dem. «Qualche settimana fa era davvero provato e un po’ abbiamo temuto – spiega un big Pd alle agenzie – ma poi dopo l’ultima Direzione, il clima era cambiato, Nicola era di nuovo carico sulle cose da fare, la linea da seguire»; l’esponente della Segretaria Pd Cecilia D’Elia all’uscita dal Nazareno ringrazia il lavoro di Zingaretti, «un gesto politico di grande responsabilità». La possibilità, come già raccontavamo a caldo, è che Zingaretti possa presentarsi in Assemblea per una conta e lì fare emergere gli avversari diretti che ne chiedevano la “testa” da diverse settimane.

ZINGARETTI “MI DIMETTO DA SEGRETARIO PD”

Giovedì 4 marzo 2021, il terremoto in casa Pd non arriva come un fulmine a ciel sereno ma quasi: Nicola Zingaretti annuncia su Facebook le dimissioni da Segretario del Partito Democratico che formalizzerà nelle prossime ore. «Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili. Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli».

Lo scoop lo avevamo riportato solo il 25 febbraio scorso, con la possibilità di dimissioni del Governatore Lazio nell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico prevista per il 13-14 marzo prossimi: era stato immediatamente bollato dal Nazareno come “cazzata” con Delrio che aveva poi aggiunto come dopo un dialogo con Zingaretti l’idea delle dimissioni non lo aveva neanche sfiorato. Ora però, dopo pochi giorni, tutto sembra cambiato: «Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni», scrive con parole durissime l’ormai ex Segretario Pd.

TERREMOTO NEL PD: ORA COSA SUCCEDE

Le discussioni tra correnti sulle primarie, l’avanzata importante del Presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, la querelle importante tra le donne del Pd e la Segreteria Nazionale dopo la mancata nomina di Ministri donne nel Governo Draghi, da ultimo il tweet di sostegno a Barbara D’Urso per la chiusura della sua trasmissione: Zingaretti era sempre più nell’occhio del ciclone in casa dem e probabilmente la fiducia tra la base, la Direzione Nazionale e lo stesso Segretario era ormai arrivata agli sgoccioli.

«Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere», scrive ancora su Facebook Zingaretti, tutt’altro che rassegnato nel non togliersi “sassolini” dalle scarpe, «mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni. Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd».

Finale tutto dedicato alla “sfida” ora lanciata al prossimo, ormai inevitabile, Congresso del Partito Democratico che dovrà portare al nuovo leader dem per i prossimi anni: «Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili». L’ipotesi principale è che Zingaretti presenti le dimissioni formali in Assemblea a metà marzo con un ruolo da probabile “traghettatore” verso il Congresso al momento fissato per l’autunno ma che potrebbe a questo punto essere anticipato magari già entro l’estate. Di certo, con un M5s spaccato tra l’ala “filo Casaleggio” e l’area pro-Conte e un Pd senza leader e imperversato dalle correnti, l’inizio per il Governo Draghi a livello politico sarà tutt’altro che semplice.