«La Eco Tech? Un problema serio»: è una mezza ammissione l’esito di più di 3 ore di riunione tra Protezione Civile del Lazio e Regione (assente Zingaretti) anche se sul presunto scandalo di mascherine vendute e acquistate ancora di documenti ufficiali non ne vengono forniti seppure le richieste del Presidente della commissione Protezione Civile Sergio Pirozzi li aveva richiesti con forza. «Ho chiesto copie dei documenti di acquisto, copie dei documenti di trasporto, copie dei documenti di distribuzione, copie dei certificati di conformità , copia delle polizze fidejussorie, e totale personale distribuito alla Protezione Civile. Le avevo chieste giovedì sera e questa documentazione doveva stare agli atti prima dell’inizio della commissione», spiega ad Affari Italiani lo stesso Pirozzi (FdI) che con la collega consigliera Chiara Colosimo hanno da giorni lanciato forti polemiche contro la gestione della Regione sul tema mascherine.



Il vicepresidente della Regione Lazio, Daniele Leodori, in videoaudizione ha poi spiegato che la Regione Lazio era preoccupata del fatto che le consegne delle mascherine non avvenissero e per questo sarebbero arrivate le prime revoche alla Eco Tech, salvo poi rinnovare gli ordini il 29 marzo e il 2 aprile: motivo? Come riporta Askanews, «dopo le revoche Leodori ha sottolineato che la Ecotech esibì con l’SGS l’esistenza delle mascherine e, vista l’emergenza, la protezione civile regionale ha deciso di rinnovare i contratti».  Nel frattempo, il presidente di Assotutela, Michel Emi Maritato, ha fatto sapere in una nota che «Da ormai qualche giorno attendiamo ancora risposte mirate e precise sull’affidamento diretto di oltre 35 milioni di euro, eseguito dall’Agenzia regionale di Protezione civile, per l’acquisizione dei dispositivi di protezione individuale (mascherine) per l’emergenza sanitaria Covid-19. […] appare improcrastinabile che dalla Regione Lazio qualcuno risponda in merito alle procedure di affidamento per l’acquisto delle mascherine: i cittadini hanno diritto di sapere».



CAOS DPI E DITTE OFFSHORE

L’inchiesta sulle mascherine nel Lazio prosegue e si ingrossa e ormai è emersa anche a livello nazionale: le indagini della Guardia di Finanza e della Corte dei Conti stanno provando a capire se vi sia del dolo dietro il potenziale scandalo delle mascherine e dei Dpi anti-coronavirus nella Regione Lazio acquistati nelle scorse settimane. Dopo le prime accuse, la stessa Regione Lazio aveva risposto smentendo su tutta la linea le notizie emerse sul quotidiano “La Verità” e “Il Tempo” ma ora il giornale diretto da Maurizio Belpietro torna all’attacco riportando nuovi filoni dell’inchiesta intricata in corso a Roma: «La Regione Lazio non ha replicato a quanto affermato dalla multinazionale 3M a proposito della fornitura di mascherine da parte della società svizzera Exor e della Eco tech di Roma (ditta da un milione di fatturato). Il problema era un affidamento diretto da oltre 35 milioni di euro per mascherine e altri dispositivi», si legge nel nuovo capitolo dell’inchiesta giornalistica, ribadendo come la Regione guidata da Nicola Zingaretti nella prima smentita dell’8 aprile scorso aveva sostenuto che la Exor fosse un distributore ufficiale della 3M.



Ecco, oggi arriva notizia che proprio quest’ultima smentisce tutto: «3M Italia tiene a precisare che né Eco tech né Exor risultano essere presenti nell’ anagrafica clienti o distributori». Tutto nasce da quel documento “misterioso” in cui si la Regione fa affidamento diretto da 35milioni di materiale anti-Covid-19 ad una società «controllata da due psicologhe e un misterioso cinese residente nel suo Paese natio che sino a quel momento si era occupato di materiale elettrico», riportano Amadori e Amendolara per “La Verità”.

SCANDALO MASCHERINE NEL LAZIO, LA PRIMA SMENTITA DELLA REGIONE

Ma andiamo a riprendere cosa aveva detto di preciso la Regione Lazio l’8 aprile scorso come prima e finora unica smentita dell’intera inchiesta: «Le accuse mosse nei confronti della Regione Lazio sull’acquisto di mascherine sono l’ennesima bufala politica per confondere i cittadini e usare vergognosamente l’emergenza per infangare l’operato della Giunta regionale del Lazio. In primo luogo ribadiamo che non si tratta di truffa poiché proprio stamattina si è svolto un incontro tra la Protezione civile regionale e i vertici dell’azienda Eco.Tech srl che hanno confermato la volontà di evadere tutti gli ordini ricevuti (9,5 mln di dispositivi individuali di protezione), esibendo la documentazione ufficiale che comprova la disponibilità da parte della stessa di 20 mln di mascherine con consegna delle stesse entro la fine della prossima settimana».

L’Azienda, conclude la nota della Regione amministrata da Zingaretti, «a riprova della propria serietà e per fugare ogni illazione sulla sua affidabilità, si è offerta di garantire con una polizza assicurativa gli acconti versati dalla Regione Lazio». Se però si va a vedere cosa è scritto in quel documento riportato dai quotidiani in questi giorni, si legge che la Regione Lazio ha scelto quella “misteriosa” società “Eco Tech” perché «il prezzo proposto (3,90 euro per le mascherine Ffp3 e 3,40 per le Ffp2, ndr) è il più basso tra i preventivi ricevuti per la stessa tipologia di prodotto e tra le condizioni di pagamento proposte dai preventivi indicati la Eco tech, con la Servimed, è l’ unica che non ha richiesto l’ integrale pagamento anticipato ma acconto del 50%».

LE ALTRE SOCIETÀ “STRANE”

La filiera di accuse vede commesse da milioni di euro, accordi non rispettati con altre società e una rete di società off shore ancora tutta da spiegare: per questo la Procura di Roma insieme alla Corte dei Conti indaga, e in particolare sul fatto che il Lazio spiegava in quella nota dell’8 aprile di come avesse affidato la commessa alla società 3M, la quale ha però smentito su tutta la linea. Ma non c’è solo la fantomatica “Eco Tech” ma altre aziende commissionate dal Lazio – sempre secondo il quotidiano “La Verità” e andrà tutto verificato dalle autorità – di dubbia provenienza: «due milioni di mascherine al prezzo di 4,6 milioni con azienda registrata alle isole Cayman» è un’altra delle richieste che emergono dalle carte, a cui si aggiunge un’altra società con sede a Milano e di proprietà di un editore croato che di lavoro farebbe l’esperto di riviste di gossip in patria. Le indagini dovranno cercare di capire quali siano i rapporti tra queste aziende e il settore specifico sanitario e perché la Regione Lazio le avrebbe scelte per acquistare ingenti quantità di mascherine e materiali Dpi per affrontare l’emergenza coronavirus.