La mancata istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro potrebbe aver contribuito ad un aumento del numero delle vittime? E’ questo che deve stabilire l’inchiesta condotta dalla procura di Bergamo che vede come consulente il professor Andrea Crisanti. In caso affermativo, scrive Stefano Zurlo per Il Giornale, spetta ai pm stabilire se regole e norme siano state rispettate del tutto. Un compito niente affatto semplice per i magistrati che dovranno accertare se – e questa sarebbe la cosa sconcertante – i presunti errori siano stati commessi applicando le norme vigenti. Il quotidiano parla di un vero e proprio paradosso dal momento che nella prima drammatica fase dell’emergenza Coronavirus le disposizioni che arrivavano da Roma sembravano legare, almeno parzialmente, le mani a medici ed infermieri. Lo stesso Crisanti fu ascoltato solo in Veneto in condizioni difficoltose e già a febbraio aveva iniziato a fare i tamponi alla comunità cinese di Padova. Questo avrebbe potuto portare ad una identificazione del virus prima della sua esplosione, ma tutto fu bloccato e quei test, secondo le direttive nazionali interpretate dalla regione Veneto, non erano da considerarsi necessari.



ZONA ROSSA ALZANO E NEMBRO: INCHIESTA IN CORSO

Il premier Giuseppe Conte, quando venne davvero a conoscenza del verbale su Alzano e Nembro del 3 marzo? Secondo quanto ricostruito da Il Giornale in un articolo ripreso oggi da Dagospia, le dichiarazioni del presidente del Consiglio appaiono discordanti. In un interrogatorio del 12 giugno scorso Conte avrebbe ammesso di non aver ricevuto il verbale della seduta del Cts che il 3 marzo sollecitò la zona rossa. Il 2 aprile però in una intervista a Il Fatto Quotidiano aveva dimostrato di conoscere bene quell’importante documento, salvo poi ammettere di recente che “Del verbale su Alzano e Nembro del 3 marzo venni a conoscenza il 5 marzo”. In una situazione in cui la tempestività giocava un ruolo importante, questo punto assume i contorni di un giallo. L’inchiesta, scrive il quotidiano, deve fare anche luce sul continuo palleggio tra centro e periferia. In un meeting del 4 marzo scorso, il ministro Speranza raccolse i timori della regione Lombardia auspicando un intervento immediato. Nonostante l’arrivo dell’esercito la zona rossa slitta ancora ed anche su questo occorrerebbe stabilire le eventuali responsabilità. La Costituzione, infatti all’art. 117, lettera q stabilisce che la gestione dell’emergenza nelle epidemie è affidata a Roma e non alle regioni. La domanda resta sempre una: la strage in Lombardia si poteva evitare? “Il giudizio politico è netto: una catena di responsabilità anzitutto a Roma e poi da Roma in giù. Quello penale è più problematico e, forse, sfumato”, scrive Il Giornale sulla questione ancora aperta.

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