Luca Richeldi, pneumologo e membro del Comitato tecnico scientifico, è intervenuto nelle scorse ore sulle colonne de “Il Corriere della Sera”, al fine di commentare lo stato attuale della pandemia di Coronavirus e analizzare la situazione e i suoi possibili sviluppi futuri. L’obiettivo, ora come ora, è quello di “azzerare le vittime. È raggiungibile ed eticamente rilevante e darebbe inoltre un sollievo morale alla popolazione e la spinta per continuare a mantenere le misure di sicurezza. Stiamo attraversando una fase senza dubbio difficile, però abbiamo visto che la modulazione delle zone colorate funziona e anche i vaccini“.
In Italia, peraltro, è diffuso il timore della quarta ondata di Covid-19 e Richeldi ha spiegato: “Da qualche settimana, come previsto soprattutto in alcune zone, la circolazione del virus è molto sostenuta. La responsabilità è in massima parte delle varianti. I nuovi ceppi sono più trasmissibili, causa di un aumento di ricoveri e di morti”.
“ZONE ROSSE MIRATE”, LA RICETTA DI RICHELDI PER FAR RIPARTIRE PRESTO L’ITALIA
Luca Richeldi, tuttavia, nonostante il numero dei decessi sia ancora elevato, ha parlato di segnale positivo, in quanto il dato è stabile. Più che altro, “la caratteristica di questa fase è il calo dell’età media dei nuovi contagiati, oltre all’incremento dei giovani, probabilmente legato alla scuola. Però è un grande conforto che diminuiscano i casi negli ultra 80enni. Stiamo proteggendo i più fragili con i vaccini”. Non bisogna però abbassare la guardia e i provvedimenti rigidi, in tal senso, sono la soluzione ideale nelle aree geografiche con più casi attivi al momento. “Le zone rosse circoscritte funzionano. Si è visto che dopo un paio di settimane l’epidemia a livello locale rallenta e viene riportata sotto controllo. Dobbiamo abituarci ad andare avanti così, con l’alternanza di aree soggette a restrizioni temporanee”. Sulla questione vaccino Sputnik, l’esperto morde il freno, sottolineando come i dati disponibili fino a questo momento siano sì promettenti, ma insufficienti. Acquistarlo in proprio senza l’approvazione dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), insomma, sarebbe un azzardo.