Oggi vi presento il film Zoran, il mio nipote scemo (2013) che tratta di un altro sport che non è ammesso alle Olimpiadi, le Freccette. Non è un gioco famosissimo, solo sei milioni di giocatori nel mondo. L’Italia ha la sua federazione con tanto di tornei e ci sono addirittura due campionati del mondo per diaspora di federazioni. La patria del gioco è l’Inghilterra, si ha notizia che nel 1620 i missionari Padri Pellegrini inglesi vi giocassero su una nave alla volta degli States. Furono poi le truppe inglesi che portarono il gioco nel resto d’Europa durante le Guerre mondiali.



In tv lo si può vedere su Dazn, che tra l’altro manda in onda anche gare di biliardo. Il gioco non è come appare, non vince chi scocca la freccetta nel centro, ma partendo da un punteggio di 501 si scalano i punti e vince chi arriva allo zero spaccato. Si tirano tre dardi e poi tocca all’avversario e via di seguito. Il tabellone è rotondo posto a 237 centimetri dalla linea di tiro. È a centri concentrici e a spicchi colorati con ognuno un valore in punti, il primo cerchio li raddoppia e il secondo li triplica. Il centro vale 50 punti. Nell’ultima mano si devono centrare i rettangoli del primo cerchio. Un po’ complesso direi, e i giocatori fanno dei veri propri calcoli matematici prima di scoccare i tiri.



Il film è una coproduzione italo/slovena girato con pochi schei, detto in lingua veneta visto che è ambientato in Friuli con qualche passaggio di frontiera in territorio sloveno. Lo si vede dal poco sfavillare di telecamere e di risorse, con una fotografia, soprattutto notturna, appena sufficiente. Ma l’idea è buona e particolare ed è un film coraggioso.

Nella prima parte c’è uno spottone per il vino friulano con tanto di coro simil alpino che fa inorridire le associazioni che lottano contro l’alcolismo e di dronate sulla campagna friulana coperta di vigneti. Tutti ciuchetoni, e anche il bravo Giuseppe Battiston è immedesimato nella parte che gioca a dama non con pedine ma con bicchieri colmi di vin e così anche a carte quando vince una mano beve di brutto. Il luogo di riferimento è un magazzino/ostaria dove c’è il ritrovo e la mescita del vino. E poi il personaggio Paolo/Battiston, cialtrone, sporco, sempre vestito uguale che tratta il resto degli umani con sufficienza. Non ammette il suo alcolismo e si crogiola nella sua triste vita. Lasciato dalla moglie per il suo essere irresponsabile e cialtrone. La parte dell’avvinazzato e cinico gli riesce benissimo.



Da una zia defunta slovena ha in eredità l’affidamento di Zoran, un povero nipote sedicenne dall’aria autistica che ha imparato l’italiano leggendo due romanzi di scrittori sconosciuti ma con un talento innato: quando tira le freccette colpisce sempre il centro. Nei suoi sedici anni ha fatto centro 18.712 volte. Un portento. Il ciccio Battiston se lo prende sotto tutela in prova per guadagnarci. Vince in qualche osteria salumi e vino, ma quando scopre che in Scozia c’è il campionato del mondo con in palio 60.000 euro si scatena con Zoran. Ma c’è un punto di rottura in cui Paolo prende schiaffoni dall’ex moglie, dal collega di cucina e dallo stesso ragazzo. Entra in crisi e decide di portare in una casa famiglia in Slovenia il ragazzo. Giunti lì è Zoran che davanti all’assistente sociale esprime il desiderio di voler vivere con lo zio. Questi si arrende e se lo riporta in Italia.

Un imprevisto lo ha tolto dal suo cinismo, il percorso però è solo all’inizio e ne è consapevole, ma già il cambiamento è in atto. Sulla strada del ritorno hanno un battibecco e Zoran lo apostrofa con: E adesso muto! Frase che Paolo utilizzava malamente con tutti. Scoppiano in una risata e poi li vediamo insieme su un prato con il ragazzo che rincorre un coniglio. Zoran ha accolto Paolo nonostante tutto e questi ha il desiderio di cambiare. E non si cambia mai da soli.

Note finali. Zoran beccava solo il centro, ma dopo un intenso allenamento era riuscito a centrare con le freccette i cerchi esterni. In Scozia non andranno?