LA LETTERA CLAMOROSA DI ZUCKERBERG SVELA LE PRESSIONI DELL’AMMINISTRAZIONE BIDEN SUI CONTENUTI SOCIAL

La notizia di Mark Zuckerberg che denuncia le pressioni ricevute dalla Casa Bianca per censurare alcuni contenuti sui social dovrebbe campeggiare nelle prime pagine online di mezzo mondo, assieme all’arresto del ceo di Telegram Pavel Durov: invece giustamente lo scontro sull’asse Macron-Putin-Biden per il social network più inattaccabile al mondo campeggia tra le notizie della settimana, mentre la lettera inviata dal patron di Meta alla Commissione Giustizia della Camera Usa quella è praticamente rimasta “silenziata” anche da noi in Italia.



Eppure tutti i crismi dello scandalo per quanto rivelato oggi (e non ieri, infatti quantomeno se ne scusa Zuckerberg) vi sono: in sostanza, il fondatore di Facebook e patron di Instagram e WhatsApp ha rivelato di aver ricevuto pressioni dall’Amministrazione Biden per limitare alcuni contenuti durante gli anni della pandemia Covid-19 (smentendo così la sentenza della Corte Usa, ndr). Nello specifico, Zuckerberg ha spiegato in maniera dettagliata che nel 2021 il team di Meta è stato ampiamente pressato e “invitato” a censurare post su Facebook e Instagram riguardanti l’emergenza coronavirus, compresi quelli di satira umoristica. Così enuncia Zuckerberg nella lettera divenuta ora di pubblico dominio: «Nel 2021, alti funzionari dell’amministrazione Biden, tra cui la Casa Bianca, hanno ripetutamente fatto pressione sui nostri team per mesi affinché censurassero determinati contenuti sul Covid 19, tra cui umorismo e satira, e hanno espresso molta frustrazione nei confronti dei nostri team quando non eravamo d’accordo».



È sempre nella lettera che il fondatore del “primo” social network di diffusione mondiale chiede scusa agli Stati Uniti e agli utenti in primis per aver sostanzialmente “chinato il capo” davanti all’intrusione della politica in tematiche così strettamente personali, calpestando privacy e libertà di parola/espressione. Sarebbero ben 20 milioni i contenuti rimossi da Meta secondo le regole di moderazione che erano state introdotte: con questa lettera però Zuckerberg fa capire da dove venisse quell’impulso, amplificando il già discusso scandalo sulla privacy degli utenti Meta. Secondo quanto riportato oggi dal Wall Street Journal, che cita fonti vicine all’amministrazione Biden-Harris, le discussioni avute dalla Casa Bianca con le aziende di social media sarebbero state finalizzare a «promuovere l’adozione dei vaccini e altri obiettivi di salute pubblica».



“LIBERTÀ DI PAROLA IN PERICOLO IN OCCIDENTE”: LA DENUNCIA DELL’EX PRESIDENTE RAI FOA

Ma qui allora si ripropone il tema quantomai caldo anche oggi, nonostante la fine della pandemia Covid-19: in nome della “salute pubblica” e della sicurezza nazionale è possibile mentire, censurare e limitare le libertà personali pur garantite dalla Costituzione? «Sono fermamente convinto che non dovremmo compromettere i nostri standard di contenuto a causa delle pressioni esercitate da qualsiasi amministrazione, in entrambe le direzioni, e siamo pronti a reagire se qualcosa di simile dovesse accadere di nuovo», ha ammesso Zuckerberg provando a rimanere “bipartisan” nella critica, anche se per un attimo dovremmo pensare – al di là di come la si pensi – cosa sarebbe successo se a ruoli invertiti fosse stato Elon Musk con X a fare pressioni sull’amministrazione repubblicana di Trump nel rimuovere contenuti dai social.

Bene, fatto il dovuto “ragionamento personale”, converrete tutti che il tema è quantomeno spinoso e non è da sorprendersi se alcuni già parlano di censura della libertà in Occidente: secondo l’ex Presidente della RAI, il giornalista Marcello Foa, quanto denunciato da Zuckerberg è di una gravità inaudita. Al di là di aver privato liberi cittadini di un’informazione libera e trasparente, secondo l’editorialista di “Inside Over” l’ammissione di Meta va legata alle potenziali storture del Digital Service Act in vigore in Ue così come lo scontro su Telegram dopo l’arresto di Durov: «il quadro appare drammaticamente chiaro. Confermo e rilancio: la libertà di opinione è in pericolo nelle democrazie occidentali» sostiene Foa. Il problema riguarda tutti e tutti dovrebbe interessare, da destra fino a sinistra: con i social che vengono “controllati” e “etero-diretti”, sebbene con la motivazione della “sicurezza nazionale”, si riduce e di molto la libertà personale e di opinione. «Meglio accompagnare la narrazione dell’establishment, ovvero dell’élite ovvero dei Buoni, che notoriamente non sbaglia mai», contesta in maniera sarcastica Marcello Foa.

Se a tutto questo viene inoltre aggiunto che nel 2020 il caso di Hunter Biden venne trattato coi “guanti” dai social di Zuckerberg in quanto l’FBI aveva avvertito Meta di una possibile “operazione di disinformazione russa sulla famiglia Biden e sul Burisma”, la compagnia energetica in Ucraina con cui faceva affari il figlio del candidato Presidente dem: ecco, anche tale ammissione fatta da Zuckerberg davanti alla Camera Usa significa l’aver coperto il caso di corruzione potenziale per Hunter Biden su richiesta dei servizi segreti Usa. È stato fatto passare come ingerenza di Mosca contro Washington mentre le indagini giudiziarie hanno poi permesso di capire che le accuse contro il figlio del Presidente erano effettive e non frutto di disinformazione russa: intanto però la “verità” sui social anche in questo caso è stata manipolata e la tanto invocata – dal fronte liberal-progressista-Dem – “libertà di parola” è stata sottomessa alle istanze dei “buoni” e dei “giusti”.