Mark Zuckerberg ha ammesso che l'”establishment” scientifico si è rivolto a Facebook affinché operasse la censura di post sul Covid che risultassero “discutibili o veri”. La confessione è arrivata giovedì, nel corso di una lunga intervista con Lex Fridman, ricercatore russo-americano ed esperto di Intelligenza artificiale al Massachusetts Institute of Technology.
Zuckerberg ha dichiarato che “ci sono alcuni argomenti che sono considerati unanimemente pericolosi dalla comunità, ad esempio la pedofilia, il terrorismo o la violenza. Poi ci sono altri temi su cui la società dibatte” come appunto “il Covid: a inizio pandemia c’erano reali implicazioni per la salute, ma non c’è stato il tempo di esaminare completamente la vastità delle ipotesi scientifiche che sono emerse. Sfortunatamente, penso che una buona parte dell’establishment in un certo senso si sia confuso su numerosi elementi fattuali e abbia chiesto di censurare moltissime notizie che, a posteriori, si sono rivelate quantomeno discutibili se non addirittura vere. Questo alla fine ha logorato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”. Mentre nel mondo imperversava la prima ondata della pandemia, infatti, Facebook si dedicava al “fact checking” con la censura di post e inserendo disclaimer sulla piattaforma, arrivando a bloccare intere pagine e profili, anche di privati cittadini, qualora non rispettassero le “linee guida”.
Censura post su Facebook, Zuckerberg: “guardiamo se l’informazione causa…”
Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook e ora CEO di Meta, ha ammesso che durante il Covid la sua piattaforma si è dedicata alla censura dei post e dei profili, su richiesta dell’establishment scientifico. Intervistato dal ricercatore del MIT Lex Fridman, Zuckerberg ha affermato che la propria piattaforma più che verificare la correttezza delle informazioni “noi siamo pratici: ci limitiamo a domandarci se quell’informazione causa danni alle persone o no”. Una risposta che non ha lasciato soddisfatto l’intervistatore.
L’anno scorso, negli Stati Uniti, diversi procuratori generali statali avevano raccolto prove che suggerivano come Zuckerberg si sarebbe coordinato con l’ex direttore del National Institution of Allergy and Infectious Disease, il dottor Anthony Fauci, per “screditare e sopprimere” la teoria secondo cui il Covid potrebbe essere nato in un laboratorio di Wuhan. Lavorando ancora una volta di censura.