La controffensiva ucraina per i russi è già iniziata. E il primo assalto da parte degli ucraini, che smentiscono l’attacco, sarebbe stato respinto. In attesa della grande battaglia, che Zelensky annuncia lunga e sanguinosa e che secondo il consigliere per la sicurezza Usa Jake Sullivan permetterà a Kiev di recuperare almeno una parte dei suoi territori, sul fronte diplomatico si registrano la visita del cardinal Zuppi a Kiev, inviato dal Vaticano, e l’apertura degli americani a riprendere il dialogo sulla sicurezza nucleare con i russi. Che, da parte loro, sembrano disposti a mettersi al tavolo su questo punto.



Poco per autorizzare a sperare in un percorso di pace, ma una volta tanto è una iniziativa che non va nella direzione del semplice confronto armato. “In questo momento qualsiasi forma di colloquio deve essere sostenuta e ben vista” dice Giuseppe Morabito, generale con all’attivo diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei Direttori della Nato Defense College Foundation.



Generale, secondo i russi gli ucraini hanno cercato un attacco in grande stile ma sono stati respinti, mentre per Kiev la controffensiva non c’è ancora: come stanno realmente le cose?

Possiamo dare credito a entrambe le fonti, calcolando che tutti e due i contendenti cercano di valorizzare le loro azioni. Cercano di accreditate una versione dei fatti che metta in luce quello che hanno fatto. Può darsi che gli ucraini abbiano testato la capacità difensiva in una certa area e che poi siano rientrati. Per questo i russi hanno buon gioco a dire che li hanno respinti.

La controffensiva, quindi, per l’ennesima volta non è iniziata?



Se fosse iniziata veramente non vedrebbe l’impiego delle forze in campo in alcune aree ma su tutto il fronte.

A questo proposito Prigozhin, il capo della Wagner, dice che gli ucraini attaccheranno nella zona di Belgorod, sui fianchi di Bakhmut, ma anche nell’area del Mar di Azov e sulla direttrice Svatovo-Kremennaya. Potrebbe essere così?

Quello che dicono i russi è controinformazione, per vedere se gli ucraini credono a quello che dicono oppure no. Di sicuro gli ucraini non rivelano i loro piani e dall’altra parte anche Prigozhin se avesse notizie certe sui movimenti del nemico probabilmente non andrebbe ad annunciarli in questo modo. Sono le solite schermaglie verbali.

Russi e americani, intanto, sembrano disposti a ricominciare il dialogo sulla sicurezza nucleare. Un segnale positivo?

Da un lato possiamo dire che ogni volta che c’è un dialogo è una cosa positiva, dall’altro questo elemento può essere valutato anche negativamente, perché si parla di nucleare durante una guerra. Da questo punto di vista la situazione non è proprio rassicurante. L’utilizzo delle armi nucleari deve essere escluso.

Peskov, il portavoce di Putin dice che si tratta solo di definire il formato dei colloqui: cosa vuol dire?

Può riguardare il tipo di colloqui e l’argomento di discussione. Dipende quale aspetto della sicurezza si vuole prendere in esame. La cosa positiva è comunque che ci siano dei colloqui.

Ma potrebbe essere anche un canale aperto per parlare del conflitto e di una eventuale soluzione diplomatica della crisi ucraina?

Gli Usa sono il principale sponsor dell’Ucraina ed è auspicabile che il dialogo riguardi anche questo aspetto. In questo momento, d’altra parte, i due argomenti, nucleare e sviluppi della guerra, non possono essere scissi.

Un altro fatto nuovo è la visita del cardinal Zuppi, inviato dal Vaticano, a Kiev: secondo nostre fonti gli ucraini sono perfettamente consapevoli del fatto che nel Lugansk e nel Donetsk la popolazione è prevalentemente filorussa. Zelensky potrebbe anche cedere alcuni territori?

Nelle dichiarazioni ucraine nessuno cede niente. Se si arrivasse a un compromesso si potrebbe pensare di inserire queste zone in una fascia di interposizione.

Chi controllerebbe quella zona?

Le Nazioni Unite. Ci vorrebbe una forza di interposizione sotto la bandiera dell’Onu. In questo modo la popolazione potrebbe riprendere a vivere. Alcune aree del Lugansk e del Donetsk potrebbero essere inserite in questa fascia. Una soluzione che potrebbe essere accettata dagli ucraini.

Ci sarebbe ancora un dialogo aperto tra la Chiesa ortodossa russa e quella ucraina, che comunque non si è ancora staccata dal patriarcato di Mosca. Un altro canale di dialogo da sfruttare?

Certo. Se le due Chiese ortodosse si interfacciano è una cosa positiva, perché i due patriarchi, soprattutto quello russo, hanno buoni contatti con i capi di Governo. E potrebbero sfruttarli in vista di una soluzione condivisa.

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