LA MISSIONE DI PACE DEL CARD. ZUPPI IN RUSSIA: IL MESSAGGIO DEL VATICANO SULLA VISITA A MOSCA
Sebbene la visita del cardinale Matteo Maria Zuppi a Mosca doveva ufficialmente occuparsi di diplomazia per il rientro dei minori ucraini da oltre due anni “prelevati” nel pieno della guerra fra Ucraina e Russia, quanto avvenuto tra il 14 e il 16 ottobre 2024 potrebbe essere un timido ma importante passo in avanti verso la pace. L’inviato della missione di pace speciale del Vaticano – scelto personalmente da Papa Francesco dopo l’invasione di Putin nell’Europa dell’est – aveva già posto i primi “mattoncini” con la visita nella capitale russa più di un anno fa, seguita dalle missioni di pace svolte già a Kiev, Pechino e Washington.
L’abbrivio iniziale si era “raffreddato” anche per la volontà non proprio spinta delle due parti in guerra per giungere ad un negoziato: ora però la visita a Mosca del Presidente della CEI sembra aver dato nuovo lustro ad un progetto a cui Papa Francesco crede fortemente, tanto da far dire al leader di Kiev di volere una «vittoria e pace giusta» e non una «vittoria ad ogni costo», dettaglio non da poco. Nel comunicato diffuso dalla Sala Stampa del Vaticano si legge quanto effettivamente svolto dal Cardinale Zuppi a Mosca all’inizio di questa settimana: tra i tanti incontri effettuati, il n.1 dei vescovi italiani ha fatto visita al Ministro degli Esteri Sergey Lavrov, al Consigliere del Presidente Putin, Yuri Ushakov, così come i due commissari per i diritti dei bambini e dei diritti umani, rispettivamente Marija Lvova-Belova e Tatiana Moskalkova.
Nei colloqui durati tre giorni è lo stesso Zuppi che ha potuto valutare un pieno riconoscimento familiare di tanti minori ucraini presenti in Russia dall’inizio della guerra, così come si è valutato un ulteriore scambio tra prigionieri, feriti e spoglie dei morti in battaglia. Durante la missione di pace a Mosca, il Card. Zuppi ha incontrato anche il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ovvero il Metropolita Antonij di Volokolamsk: da Lavrov ai rappresentanti della Chiesa russa, il punto centrale della visita ha visto un confronto molto ampio di carattere per lo più umanitario. Questo però senza dimenticare – anche se (comprensibilmente) non inserito nel comunicato ufficiale – che una guerra è in corso da più di due anni e il negoziato potenziale fra Ucraina e Russia potrebbe vedere qualche timida novità positiva proprio grazie all’impulso della Chiesa Cattolica mondiale.
LE APERTURE SULLE OPERAZIONI UMANITARIE E “CAMMINI VERSO LA PACE”: COSA PUÒ SUCCEDE DOPO LA MISSIONE DI ZUPPI A MOSCA
Se da un lato oggi il Presidente dell’Ucraina Zelensky in visita al Consiglio Ue a Bruxelles ha ribadito che le opzioni per la vittoria di Kiev restano solo due («o le armi nucleari o l’ingresso nella NATO, al momento puntiamo su quest’ultima»), qualcosa a livello internazionale può essersi sbloccato dopo la perdita di peso della controffensiva nel Kursk al di là del confine ucraino-russo. La voce diplomatica che non si è mai spenta in questi mesi tra il Vaticano (con il Segretario di Stato Parolin), l’arcivescovo di Bologna e le realtà locali in Ucraina e Russia ha improvvisamente accelerato l’azione portando una seconda visita del card. Zuppi a Mosca, poco più di un anno dopo la prima volta.
Questa volta però la visita con il Ministro degli Esteri Lavrov – di fatto il “braccio diplomatico” del Cremlino – rappresenta un punto di svolta importante, ben più delle già importanti parole al termine del comunicato diffuso dalla Santa Sede: la visita con lo storico Ministro di Putin potrebbe essere preludio di un cambio di passo delle autorità russe anche con i nemici in Occidente, partendo dal fatto che dopo le Elezioni Usa vi sarebbe un generale interesse di tutti per raggiungere una tregua al più presto. Quando si legge «aprire cammini per la tanto auspicata pace» si intende molto più di un passaggio “burocratese” istituzionale. La spinta di Zuppi, di Papa Francesco e dell’intera Chiesa internazionale per il cessate il fuoco prosegue come prima: ma da Kiev con la recente visita di Zelensky presso la Santa Sede, e soprattutto da Mosca non vi sarebbe più una preclusione a sedersi al tavolo delle trattative. E questo, più di tutto, potrebbe già essere una piccola svolta.