IL MONITO DEL CARDINAL ZUPPI SUI TEMI ETICI
Dal Sinodo al Concistoro, la linea di Papa Francesco per affrontare le tante emergenze globali – anche interne alla Chiesa – vengono affrontate con particolare vicinanza dalla Conferenza Episcopale Italiana, con il Presidente neo eletto Cardinal Matteo Maria Zuppi che all’Osservatore Romano individua le linee principali. «La Chiesa italiana attraversa diversi e non semplici problemi ma credo anche che vanti una prerogativa importante: è una Chiesa ricca di spiritualità e di carità per i poveri. E penso che è da qui che dobbiamo ripartire», spiega l’arcivescovo di Bologna nella lunga intervista ad Andrea Monda e Roberto Cetera sul quotidiano della Santa Sede. È però sul fronte dei temi etici che si sviluppa la parte forse più “mediatica” e importante della lunga intervista al nuovo capo della Chiesa italiana: a seguito delle sempre maggiori “frizioni” anche interne alla Chiesa nel dialogo tra “progressisti” e “conservatori”, il Cardinal Zuppi lancia il monito che accompagna l’azione della CEI come quella di Papa Francesco nel Sinodo.
«Sui temi etici non possiamo limitarci a ripetere le lezioncine del passato, ma dobbiamo trovare nuove parole per nuove domande»: aborto, approccio ai fedeli omosessuali, gender, eutanasia e quant’altro, i temi etici erano e restano al centro della vita sociale comunitaria di tutti, Chiesa compresa. «Guai» – ha spiegato il porporato – «ad avvelenare con la logica politica le relazioni ecclesiali! Non è un fenomeno solo italiano; penso per esempio alla forte polarizzazione politica rappresentata nella Chiesa americana». Per Zuppi laddove la politica ha usato «categorie pseudo-teologiche o spirituali per inquinare la vita ecclesiale alla fine hanno perso tutti»: questo non solo per le strumentalizzazioni esterne, ma anche per le divisioni interne, «Guai a cadere nelle trappole a esempio delle finte contrapposizioni tra sociale e spirituale, o alle divisioni, spesso artificiose, sui temi etici».
ZUPPI (CEI): “DON GIUSSANI UN ESEMPIO SULLA VICENDA PASOLINI”
Entrando ancora più nello specifico della questione “etica”, il Cardinal Zuppi all’Osservatore Romano sottolinea con franchezza come «se sui temi etici il mondo va da un’altra parte vuol dire certo che non dobbiamo omologarci o dire quello che il mondo vuole sentirsi dire, ma sapere dire le verità di sempre nella cultura o nelle categorie di oggi». La sfida a cui è chiamata la Chiesa di Dio oggi, aggiunge ancora l’arcivescovo di Bologna, «è tutt’altro che cedevolezza ma responsabilità, altrimenti ripetiamo una verità diventata dura da accettare. Pensiamo al discorso sulla famiglia: non abbiamo ancora saputo fare qualcosa di meglio di quanto proposto dalla secolarizzazione». Citando Paolo VI e Don Primo Mazzolari, Zuppi intende dare la sua particolare “interpretazione” alla sfida da lanciare anche per le generazioni future: «lo dicevano già ai loro tempi: tanti sono lontani e il problema non sono loro, siamo noi! C’è in loro una domanda, implicita, di una Chiesa più evangelica, più madre e per questo esigente e coinvolgente, che non fa la matrigna e dice: ‘Te lo avevo detto io’”».
Il Card. Zuppi cita poi l’esempio di Don Giussani sulla vicenda di Pier Paolo Pasolini per far capire cosa significa la questione dell’ascolto e del giudizio: «Il tema invece è quello di saper raccogliere quanto la realtà intorno a noi ci propone, come dice Papa Francesco “farci schiaffeggiare dalla realtà”. Mi viene in mente, per fare un esempio tra i tanti, il giudizio che don Giussani dette di Pierpaolo Pasolini. Due mondi di provenienza che più lontani non si può immaginare». Eppure, ammette Zuppi, il Servo di Dio fondatore di Comunione e Liberazione «non ebbe esitazioni ad accogliere e ad appassionarsi del pensiero di Pasolini, fino ad attribuirgli il ruolo di maestro». Ecco, secondo il Cardinale romano, occorre sempre «un atteggiamento accogliente e non giudicante, mentre veniamo spesso identificati come aprioristicamente giudicanti, anche quando magari non lo siamo». Non giudicanti ma nel giudizio, la “regola” ribadita nella Chiesa italiana dal Card. Zuppi: «diciamolo, troppo spesso abbiamo un’ossessione a giudicare, perché sentiamo che se non lo facessimo non adempiremmo al nostro ruolo. C’è dentro di noi uno zelo che ci porta a difendere la trincea della verità. Pensiamo che questo sia il nostro essenziale compito e che questo significhi seguire il Vangelo. Ma non è così. Perché certo il Vangelo è la verità ma è ben diverso dall’atteggiamento farisaico, il quale comunica la Legge, mentre a noi il Vangelo chiede di comunicare l’Amore. Dirti la legge è condannarti. Non possiamo usare il Vangelo come una clava. La misericordia, l’ascolto non giudicante, l’attenzione pastorale non sono cedevolezze».