“LA CHIESA È COMUNIONE, MOLTO PIÙ DELLA DEMOCRAZIA”. PARLA CARD. ZUPPI

La Chiesa è comunione, altro che democrazia: a pochi giorni dalla contestata presenza del Presidente CEI Card. Matteo Maria Zuppi all’inaugurazione dell’anno accademico all’Università Roma Tre, l’arcivescovo di Bologna torna in un’Aula universitaria invitato a parlare del tema “La Chiesa in Italia: prospettive e sfide” dal rettore della Pontificia Università della Santa Croce, Luis Navarro. Tutt’altra accoglienza dopo la triste parentesi delle contestazioni degli studenti “atei” e “laicisti”: il Cardinale davanti alla folta presenza di docenti e allievi ha tenuto una autentica lezione sul rapporto stretto tra la Chiesa Cattolica, le tante emergenze attuali e la politica.



«Per la Chiesa in Italia è l’ora del conguaglio», spiega Zuppi alla platea, «In sostanza non si può più pensare che “tanto andiamo avanti così e poi si vedrà”. Adesso dobbiamo vedere. Faccio l’esempio di Bologna. Quando nel 1984 il cardinale Biffi diventò arcivescovo, disse: “Quella di Bologna è una grande e bella Chiesa, peccato che ci siano pochi sacerdoti”. E allora ce n’era il doppio di quanti ce ne sono adesso. Più di un terzo dei preti ora ha più di 75 anni e i parroci hanno tre, quattro, cinque parrocchie. Il nostro recordman ne ha 15». Davanti al rischio di una continua “mania organizzativa” nel gestire parrocchie e agende sociali, il Card. Zuppi rileva la necessità di non diventare come «impresari che devono accorpare le filiali. Ottimizzarle». La Chiesa è molto più di questo e ce lo dice lo stesso vituperato Concilio Vaticano II: «ci ha ricordato che la Chiesa è popolo di Dio e comunione. A mio parere se c’è una cosa del Concilio che abbiamo capito e praticato poco, perché molto impegnativa, è proprio la comunione. Magari abbiamo praticato più il protagonismo, l’originalità di ciascuno, ma se non c’è la comunione queste cose diventano divisive. Dobbiamo insistere sulla comunione e cioè che le nostre comunità siano familiari». Per l’arcivescovo di Bologna l’accento della “nuova” Chiesa va dato alla sinodali: «Che cosa significa e quali saranno i modi con cui cammineremo insieme clero e altre ministerialità (lo dico in senso lato). Speriamo di non capirlo in maniera geometrica e organizzativa, in maniera democratica, perché la Chiesa è molto di più della democrazia. La Chiesa è primato, collegialità e sinodalità e le tre dimensioni vanno insieme».



ZUPPI: “MOVIMENTI E LAICI, BENE LA GRATUITÀ: SUPERATE LE GELOSIE”

Il Cardinal Zuppi sottolinea la netta differenza di un “Sinodo” e di un “cammino sinodale”, quest’ultimo invece scelto da Papa Francesco e dall’intera Chiesa di Dio: «è stato un ‘cammino di ascolto’. E se qualcuno chiede “ha funzionato?”, rispondo: “Sì, ma”. Forse ci siamo molto ascoltati tra di noi e poco i compagni di strada. Per esempio, ci sono stati molti gruppi sinodali sulle donne, anche severi per gli uomini (soprattutto se vescovi), sugli omosessuali, sul mondo del lavoro, spesso distante da noi. La prossima sarà la fase del discernimento e poi dobbiamo fare delle scelte». Il Presidente dei vescovi italiani non nasconde le tante attese delle singole comunità sulle potenziali prossime scelte sul rapporto tra Chiesa centrale e parrocchie: «Una volta c’era un prete per parrocchia e tutti i servizi. Oggi abbiamo spesso dei parroci con più parrocchie che corrono il rischio di diventare semplici officianti. E non è la stessa cosa».



In questo senso, l’apporto decisivo di questi ultimi anni all’interno delle parrocchie di Movimenti ecclesiali e laici ha impreziosito e aiutato la crescita comune delle singole comunità: «a livello di temperatura laicale siamo messi bene. Abbiamo tanti laici che amano la Chiesa. C’è tanta gratuità: persone che donano la vita e pochi operatori pastorali “professionisti”. Io spero che questo resti. E poi» – conclude il Cardinale davanti agli studenti della Pontificia Università della Santa Croce – «abbiamo risolto il problema del rapporto tra parrocchie e movimenti. In passato c’è stata qualche gelosia e il rischio di un certo parallelismo. E non faceva bene a nessuno. Negli anni è cresciuta la comunione, il senso di servizio pastorale, di comunicazione del Vangelo. Quando c’è la gratuità, si potrà trovare la valorizzazione dei carismi di tutti. Quelli istituiti e quelli non».