Lo sguardo con cui il cardinale Matteo Zuppi ha aperto ieri a Roma la sessione autunnale del Consiglio permanente della Cei è globale. Dalle migrazioni alla ricerca della pace, dai problemi endemici come la povertà, la denatalità e la disoccupazione alla pace sociale in Italia messa a rischio da femminicidio e violenze, dei e sui minori. Nel suo intervento, riportato dall’Avvenire, trovano posto tutti i temi dell’attualità interna e internazionale, ma trovano spazio anche questioni intraecclesiali, come il cammino sinodale della Chiesa italiana. Per quanto riguarda i migranti, Zuppi invita a non ripetere l’errore di politicizzare la questione, «condizionati dal consenso e dalle paure». Il problema va risolto insieme, in Italia e con «una comune visione europea», perché c’è un bivio di fronte a noi. Da un lato la cultura della fraternità, dall’altro quella dell’indifferenza. Quindi, chiede «concertazione tra le forze politiche e sociali indispensabile per creare un sistema di accoglienza, non solo opportunistico e di sicurezza».
Il presidente della Cei garantisce attenzione e vigilanza ai provvedimenti e alla loro attuazione, «perché sia rispettata la dignità di ogni persona». L’altra grande raccomandazione riguarda la guerra in Ucraina: bisogna trovare via di pace. Ma il cardinale Zuppi non dimentica le altre zone di conflitto, come il Nagorno Karabakh. Per quanto riguarda le questioni italiane, i vescovi sono preoccupati dalle violenze e reati. Quindi, si pone la questione educativa, in particolare l’educazione affettiva dei giovani, spesso coinvolti in reati contro coetanei e donne. «Forse è tempo perché anche noi credenti troviamo il coraggio di parlare di sessualità senza infingimenti». Infine, la lotta alla povertà passa anche dalla politica degli alloggi, mentre dalla creazione di posti di lavoro non povero passa gran parte del futuro dell’Italia.
“LA SOCIETÀ ITALIANA NON È IN PACE”
«Non si può pensare all’Italia isolata dall’Europa e dal resto del mondo (lo si vede con la guerra in Ucraina e le migrazioni, e tant’altro); non si può pensare la Chiesa isolata o separata dalla contemporaneità», osserva il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. Inoltre, precisare che proteggere l’identità della comunità ecclesiale «non significa chiudersi in sé, nei nostri ambienti, nel nostro linguaggio». Unità e di pace è ciò di cui ha bisogno il mondo ed è ciò che rappresenta la Chiesa. «L’azione del Santo Padre per la pace, oltre alle sue parole, ci ricorda che tutti dobbiamo agire e pregare per la pace». Ma l’impegno «appassionato» per l’Ucraina non fa dimenticare altre guerre, tensioni e instabilità. «Dovremmo scorrere i nomi dei Paesi in guerra nella preghiera, come i grani del Rosario». Zuppi, oltre a citare Papa Francesco, spiega che «le guerre, il degrado ambientale, l’insicurezza, la miseria, il fallimento di non pochi Stati sono all’origine dei flussi di rifugiati e migranti».
Quel che bisogna fare è «gestire con umanità e intelligenza un vasto fenomeno epocale», senza commettere l’errore di politicizzare il fenomeno. Ma in pace non è neppure la società italiana. «Si ripropone con forza il problema dell’educazione, su cui costantemente la Chiesa in Italia ha riflettuto, riflette ed è necessario continuare a riflettere. L’educazione non è un’emergenza ma è la quotidianità della vita della Chiesa», che ha anche il compito di lanciare uno sguardo evangelico sul tema, «ma – direi – soprattutto di aiutare ad allargare l’orizzonte della riflessione e della discussione perché i provvedimenti diano risposte efficaci a medio termine, diventino impegno ordinario e continuativo per non creare ulteriori delusioni e rafforzare la diffusa convinzione di essere abbandonati».
“TROVARE IL CORAGGIO DI PARLARE DI SESSUALITÀ”
Il cardinale Matteo Zuppi torna a parlare di educazione affettiva dei giovani. «Forse è tempo perché anche noi credenti troviamo il coraggio di parlare di sessualità senza infingimenti, nella prospettiva dell’integrazione tra vita umana e vita spirituale». Il presidente della Cei fa notare che l’educazione affettiva «nasconde infatti un’esigenza ancora più profonda: l’educazione alla vita interiore, all’incontro con le profondità di sé stessi». La Chiesa può essere spazio dei giovani. Ma nel suo intervento affronta anche temi economici e sociali. Per quanto riguarda la denatalità, «occorrono servizi integrati sul territorio a sostegno delle famiglie, non solo aiuti materiali». Il presidente della Cei segnala, altresì, che «è in corso un cambiamento culturale senza precedenti che dobbiamo comprendere e accompagnare, ribadendo quanto sia irrinunciabile la centralità della persona per la dottrina sociale della Chiesa».
Guardando invece alla vita delle chiese italiane, Zuppi fa dei rilievi sul Cammino sinodale, entrato nella seconda fase, quella sapienzale. «Siamo chiamati ad affrontare le tematiche e i nodi che sono emersi in questi due anni con alcune attenzioni. Tra queste c’è l’ascolto ancora più allargato, a partire dai giovani che da tempo ci diciamo non possono essere considerati solo destinatari e dagli esperti che potranno aiutarci ad andare in profondità nella lettura e nel discernimento delle varie questioni emerse». In queste dinamiche il Comitato nazionale svolgerà un servizio prezioso. «Questo anno di discernimento desidero sia un’appassionante discussione per aiutare a trovare soluzioni adeguate e innovative. La prospettiva resta sempre la stessa: guardare con la compassione di Gesù, sentire la sua chiamata e il suo invio perché la folla possa incontrare l’annuncio del Vangelo e diventare una comunità», conclude Zuppi.