IL CARDINALE ZUPPI RISPONDE SUL “CASO-FROCIAGGINE”: “PAPA FRANCESCO CHIEDE CHIAREZZA, LUI È DIRETTO E HA GIÀ CHIESTO SCUSA. SERVE LA CAMERA CARITATIS”

Dalla pace alla speranza che incarna la Chiesa nel mondo, fino alle polemiche molto meno “alte” in merito alle (presunte) dichiarazioni di Papa Francesco sul caso mediatico della “troppa frociaggine nella Chiesa e nei seminari”: parla a tutto campo il cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della CEI e arcivescovo di Bologna, intervistato da Francesco Merlo sul palco di “RepIdee” e pubblicato oggi su “La Repubblica”. Dopo le prime dichiarazioni riportate da alcuni vescovi durante l’ultima Assemblea Generale della CEI – e confermate in parte dal Papa che ha chiesto scusa a chi si fosse sentito offeso dal suo parlare di «frociaggine nella Chiesa» – ancora negli scorsi giorni il Santo Padre sarebbe tornato sul tema durante una riunione a porte chiuse all’Università Salesiana.



Da qui parte l’analisi del Card. Zuppi, su domande insistenti di “Rep”: «Ben venga la trasparenza, ma questa non deve cancellare la camera caritatis, che ci aiuta a non diventare giustizialisti, ed è tutt’altra cosa dell’opacità ma un luogo in cui si può parlare senza la spietatezza di una trasparenza che diventa moralista». Per il n.1 dei vescovi italiani le parole a porte chiuse lì sarebbero dovute rimanere, non tanto per “opacità” appunto ma perché estrapolate dal contesto e sganciate sull’immenso mondo della rete, hanno avuto un effetto molto più devastante del tema effettivamente argomentato da Papa Francesco: secondo Zuppi, il Pontefice «parla in maniera diretta e ha chiesto scusa».



“NEGOZIARE NON È MAI UNA RESA: VI SPIEGO LA BANDIERA BIANCA DEL PAPA COSA SIGNIFICA”: L’INTERVENTO DI ZUPPI

Al giornalista di “Repubblica” che insiste sullo “scandalo” di un discorso sulla “frociaggine”, il cardinale Zuppi sottolinea come il discorso della castità non è un elemento di rinuncia e sacrificio, come ritiene l’intero mondo fuori dalla Chiesa: «castità significa anche libertà, dimensione della propria vita e affettività in maniera larga. Papa Francesco ha attenzione e riguardo per tutti quanti, a Lisbona ai giovani ha ribadito che nella Chiesa possono entrare tutti, questo non vuole dire che va bene tutto». Per il Papa non devono esserci dogane in quanto tutti sono figli, avendo però la necessaria chiarezza nel capire i vari temi in profondità: «La Chiesa insegna a volere bene e deve affrontare il discorso della sessualità», spiega dal palco di “RepIdee”, aggiungendo come vi siano diverse possessività, col problema che «senza amore e c’è molto di pornografico. Dobbiamo imparare, tutti, l’arte di amare».



A domanda diretta infine, Zuppi non si dice certo che vi sia una lobby gay in Vaticano, ma neanche la smentisce: «lo chiederò al Papa e poi le darò la risposta. Le lobby tendenzialmente sono pericolose perché vuol dire qualcuno contro qualcun altro. Il Papa chiede grande chiarezza, la parresia». Sul tema altrettanto scottante ma ben più ampio della pace in un mondo sempre più in guerra, il Presidente CEI ribadisce l’intento di una Chiesa aperta alla negoziazione in ogni frangente e in ogni momento, non abbandonando lo spirito di pace, tutto l’opposto del mero pacifismo: «Il termine pacifista non mi ha mai convinto. Papa Francesco preferisce artigiani di pace, operatori di pace e di giustizia». Zuppi infine spiega perché con “bandiera bianca” il Papa non intendesse affatto la resa dell’Ucraina, bensì la possibilità di negoziare per mettere fine alla sanguinosa guerra su più fronti: «il negoziato non è mai una resa. Ma bisogna essere in tre, quello che ancora manca è la terza parte che siamo noi, che è la comunità internazionale. Altrimenti pensiamo che per finire i conflitti l’unico modo siano le armi che portano geometricamente alla guerra nucleare».