DAL PRESIDENTE CEI UNA CONDANNA NETTA CONTRO HAMAS: “NEMICO DEI PALESTINESI”

Secondo il cardinale Matteo Maria Zuppi lo scenario di guerra in Medio Oriente deve essere affrontato cercando di analizzare e evocare tutte le cause profonde e recondite senza però indietreggiare da quella che è la realtà dei fatti: «Hamas è il peggior nemico del popolo palestinese». Questo il senso del lungo intervento fatto stamattina a Genova sul palco della 40esima assemblea dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anni), dove il Presidente dei vescovi italiani ha centrato l’attenzione ai disagi sociali e civili di una società contemporanea che non può ormai considerarsi “fuori” dal contesto internazionale.



Per chi come Zuppi è stato incaricato da Papa Francesco per intavolare la “missione di pace” sul conflitto in Ucraina, l’esplosione della guerra tra Israele e Hamas non è che un’ulteriore complicazione in quanto lo scacchiere internazionale si è già “rimescolato” in tempi rapidissimi e aumentando i fattori di rischio per tutti: «C’è bisogno di una soluzione che garantisca i diritti delle due parti, c’è tanto bisogno di una leadership palestinese autorevole, in grado di difendere il suo popolo. Hamas è il peggiore nemico del popolo palestinese», sostiene con forza l’arcivescovo di Bologna che in questo modo allontana le accuse piovute da parte dello Stato ebraico in merito alla posizione della Chiesa Cattolica troppo “equidistante” tra Israele e Hamas. Prima Papa Francesco, poi lo stesso Patriarca di Gerusalemme Pizzaballa e ora anche il cardinale Zuppi hanno ben condannato le atrocità commesse dai terroristi di Hamas che producono morti innocenti direttamente e pure indirettamente con le rappresaglie e la guerra cominciata ora con Israele.



CARD. ZUPPI: “TERRORISTI CHE UCCIDONO, ATROCITÀ: SERVE UN SUSSULTO DI UMANITÀ”

Attaccare Hamas non significa però allo stesso momento condannare i civili palestinesi, elemento cardine per la Chiesa di Francesco: lo conferma lo stesso Presidente della CEI a Genova, sottolineando come «La formula di Papa Francesco delle guerre mondiali ‘a pezzi’ è intelligente perché non ci sono cose che non ci riguardano, ti riguardano anche conflitti che tendenzialmente sembrerebbero non avere niente a che fare». Guardando al conflitto in Medio Oriente e a quello in Ucraina, Zuppi sottolinea come serve mai come oggi «risolvere le cause profonde», in quanto «qualche volta noi ci accorgiamo dei problemi quando emergono. Ovviamente c’è una storia che continua il suo corso, c’è da avere chiarezza, fermezza e nessuno tipo di indulgenza verso la violenza, e poi bisogna capire le cause per risolverle».



A domanda diretta sulla posizione dell’ONU espressa dal segretario generale Guterres che tanto ha scandalizzato lo Stato d’Israele («Hamas non ha attaccato dal nulla»), il cardinale Zuppi ha utilizzato un’immagine efficace, «come dice il buonsenso, altrimenti sei sempre in ambulanza, bisogna anche affrontare i nodi affinché non ci sia più bisogno delle ambulanze». Domani ci sarà una nuova giornata di digiuno e preghiera voluta da Papa Francesco «perché bisogna vincere la violenza, non ci si può abituare alla guerra, all’efferatezza, alla tragedia e poi bisogna risolvere anche le cause, oltre che non abituarsi mai alle conseguenze», rileva ancora l’arcivescovo. Infine, Zuppi affronta di petto le atrocità e il male che circondano il mondo ogni giorno, non solo in Medio Oriente: «Abbiamo visto terroristi che uccidono per uccidere, che non rispettano l’innocenza e la vita. Questo deve darci un sussulto di umanità, la convinzione che tutto ciò sia davvero inaccettabile. E rafforzarci nella difesa dei diritti dei più piccoli, che proprio per la loro fragilità sono i più colpiti». Unendo le missioni di pace in Ucraina e ora in Terra Santa, la Chiesa si offre come continua fonte di mediazione e di ragionevolezza per condurre alla pace: «la dimensione della preghiera non è l’ultima spiaggia, ma la prima, per disarmare i cuori e le mani. Per qualcuno può sembrare un’aspirazione ingenua, ma deve invece diventare realismo, un percorso, delle soluzioni. Deve trovare un impegno ad ampio spettro, declinato sul lato umanitario, diplomatico e politico, nella convinzione che dobbiamo re-imparare a vivere insieme. Questo è l’unico modo per avere un futuro».