Il cardinale Matteo Zuppi ha parlato delle guerre in corso in Ucraina e a Gaza in un’intervista per il Fatto Quotidiano, nella quale rilancia la necessità di giungere ad una pace giusta in entrambi i casi, ma senza ignorare le colpe degli aggressori. L’appello di “Papa Francesco”, e di “tanta parte della comunità internazionale” per un “cessate il fuoco” a Gaza, spiega il cardinale, “resta fondamentale”, così come non bisogna dimenticare “l’orrore del 7 ottobre e la condanna senza se e senza ma di quei fatti”, ma anche “la richiesta del rilascio degli ostaggi”.
Rimanendo sui conflitti in corso, Zuppi ci tiene anche a sottolineare che le dichiarazioni di Macron sull’invio di soldati a Kiev, e quelle di von der Leyen sull’aumento della produzione di armi, “non hanno avuto alcun consenso”. Secondo il cardinale, inoltre, è bene tenere a mente che “a volte il silenzio vuol dire non sostegno“, mentre sulle crisi in corso “quello che è indispensabile è non rinunciare alla ricerca della pace. Non dobbiamo rinunciare a credere che i conflitti si possano risolvere con la via del dialogo per arrivare a una pace giusta e sicura“. Giusta, spiega Zuppi, nel senso che risponda “alle legittime richiesta di chi è stato aggredito”, mentre sicura nel senso di “con valide garanzie internazionali”.
Zuppi: “Sui migranti serve l’aiuto dell’UE”
Soffermandosi sull’Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi ci tiene a precisare che la sua missione di pace “continua, soprattutto con il lavoro dei due nunzi a Kiev e Mosca, impegnati sul piano umanitario, dei ricongiungimenti e nel reperire informazioni”. In entrambi i conflitti in corso, precisa nuovamente il cardinale, occorre, tuttavia, “un’alleanza della comunità internazionale“, che ritiene essere l’unico presupposto per “creare un quadro nuovo per favorire la pace”.
Chiudendo, infine, la sua intervista con una riflessione sui migranti e sull’accoglienza, Zuppi ricorda che “la Cei spende 80 milioni l’anno dell’8 per mille per permettere di non partire”, sottolineando peraltro che “la caricatura del ‘li vogliamo tutti dentro’ è una banale, rozza e colpevole banalizzazione”. Il punto fondamentale dell’accoglienza, secondo il cardinale, dovrebbe essere “la difesa della vita di chi è in pericolo“, ricordando che “la logica della chiusura produce altre chiusure”, ma sottolineando anche che “è indispensabile la solidarietà di tutta l’Europa“. Secondo Zuppi, fermo restando che “abbiamo un gran bisogno di manodopera”, è importante “guardare un po’ più lontano e scegliere il futuro, non subirlo”, abbandonando “la logica emergenziale” e ripensando a politiche che non “politicizzino l’umanitario“.