LA VITA, L’INDIFFERENZA E IL VERO NEMICO DELL’UOMO: PARLA IL CARDINALE ZUPPI

«L’indifferenza è il vero nemico della vita»: “Avvenire” pubblica una prima anticipazione del nuovo libro del cardinale Matteo Maria Zuppi, “Dio non ci lascia soli. Riflessioni di un cristiano in un mondo in crisi” (Piemme, a cura di Mario Marazziti, pagine 256, euro 18,90) uscito oggi in tutte le librerie d’Italia. Il Presidente della CEI e arcivescovo di Bologna nel brano “Bibbia e strada, due vie per un amore” – estratto dal saggio appena pubblicato – affronta da vicino il tema centrale per le sfide culturali del prossimo futuro, per l’appunto “l’indifferenza”.



«Il discepolo di Gesù è interessato al prossimo e ne è vulnerabile. Il prossimo non è una categoria morale, ma concreta, affettiva: sono le persone, gli altri, la folla che nel Vangelo accompagna sempre Gesù. Ognuno di noi è frutto di tanti incontri», racconta il cardinale Zuppi in merito agli incontri che ne hanno contraddistinto la vita prima giovanile e poi ecclesiale dell’attuale n.1 dei vescovi impegnato in quesi giorni con l’Assemblea Generale Straordinaria della CEI ad Assisi. «L’indifferenza è il vero nemico della vita, non gli altri. La vita del Vangelo sembra dura quando si cerca, con poco successo, di salvarsi da soli. La verità più profonda di Gesù, vero segreto della vita, è che solo se cade in terra il chicco di grano può dare frutto e non resta solo»: come ribadisce in più passaggi l’arcivescovi, «Da soli non c’è vita», ma questa non è una vita grama come viene spesso rappresentato da una opinione pubblica e culturale lacerante, è invece una vita «che dà frutti, in cui tutti possiamo diventare madri e padri, e trovare un’esistenza più ampia».



IL LIBRO DI ZUPPI: “LA PAROLA DI DIO È UN ANTIDOTO AL FONDAMENTALISMO”

Qualche volta noi tutti riteniamo che il Vangelo di Gesù chieda una vita “grama”, giusta magari, ma compressa da troppi limiti, da quelli che alcuni giudicano come «sacrifici inutili e che altri considerano giusti, ma sempre un po’ come un dovere». Secondo il cardinale Zuppi, gli altri non sono un dovere e non sono una limitazione, sono invece «una ricchezza per la nostra vita». Tutto il Vangelo parla di amore e quindi di vita: «Gesù non parla di un “altro” mondo, lontano dalla realtà, di una vita per pochi eletti dotati di particolari virtù, impossibili ai più». Osservando l’insegnamento del filosofo Martin Buber, realizzare se stessi comprende sempre anche l’alterità, l’incontro.



«Il centro è l’incontro. In cui l’io non si appiattisce nell’altro e l’altro non è solo annullato dal nostro io. Anzi: trovo l’io trovando Dio e il noi, capendo che la domanda di fondo della vita “per chi, a che scopo?”»: nel brano anticipato su “Avvenire”, il cardinale Zuppi insiste sulla centralità dell’incontro all’origine del cristianesimo. L’amore proprio attraverso la persona di Gesù Cristo, «è entrato nella storia. C’è un superamento di una idea circolare della storia, ciclica, che ha caratterizzato gran parte del pensiero occidentale». La vera buona notizia è che dunque Dio, con il Figlio Gesù, «è entrato e rimane nella storia, quella che contiene anche la nostra miseria, le contraddizioni e le ferite del mondo, e questo è davvero Vangelo». Come conclude il cardinale scelto da Papa Francesco per impostare la missione di pace internazionale sulla guerra in Ucraina, il Vangelo non chiede all’uomo di annullare la propria storia o di renderla che viviamo uno scenario sempre uguale: «nella nostra storia che comprendiamo meglio anche il Vangelo. Si tratta di entrare nella storia per capire il Vangelo, non di uscirne! Altrimenti ridurremmo il Vangelo a benessere individuale e resteremmo individui, senza quel noi che è indispensabile per trovare e vivere l’amore. Se si riduce il Vangelo a fatto intimistico e privato, alla fine, non si trova né se stessi, né Dio, né il prossimo». La parola di Dio presente nel Vangelo, sottolinea infine Zuppi, è un vero e autentico antidoto contro il fondamentalismo, anche quello laico: «Dentro ci sono tutte le debolezze umane: violenza, ingiustizia, ma anche la salvezza, l’incontro con l’amore appassionato di Dio che entra nella storia e la cambia. C’è una comprensione progressiva di quello che conta nella vita, fino alla pienezza, fino a Gesù».