IL DISCORSO DEL CARDINALE ZUPPI AL CONSIGLIO PERMANENTE CEI: LA PACE, IL PAPA, LA POLITICA
Come Papa Francesco ricorda praticamente in ogni discorso degli ultimi mesi, «la pace è quello di cui l’umanità ha più bisogno»: lo certifica il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, nella sua Introduzione alla sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente (Roma, 22-24 gennaio 2024). Il responsabile dei vescovi italiani invita l’intera Chiesa italiana a raccogliere l’impegno fattuale del Santo Padre davanti all’orrore di una “terza guerra mondiale a pezzi” tra l’Ucraina, il Medio Oriente, l’Africa, i Balcani, il Sud America e tutte le altri parti del mondo in costante conflitto: «c’è una escalation di odio e violenza» ed è dovere di “grandi” della Terra sforzarsi per raggiungere la pace, ma anche per ognuno di noi «deve essere operatore di pace, artigiano di pace».
Il cardinal Zuppi lo sottolinea in più passaggi, l’umanità non si deve stancare nell’invocare il dono della pace, non dobbiamo perdere la speranza per «educarci alla pace, a partire dalle nostre case, dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità». L’invito è netto all’umanità tanto quanto alle Chiese, «tutti dobbiamo abolire il linguaggio della discordia e della divisione, devono avere parole di pace, chiamando i fedeli a nutrire pensieri e sentimenti di pace». Il presidente della CEI ribadisce la vicinanza dell’episcopato italiano al Pontefice nel suo «ministero di pace», richiamando alle istanze del recente Sinodo sulla sinodalità in Vaticano e appoggiando il magistero di Papa Francesco sulle grandi sfide dell’immediato futuro (tra l’altro da poco richiamate nel discorso al Corpo Diplomatico della Santa SEDE, ndr). «Non lasciamo solo il Santo Padre nel ministero di pace. La sua profezia è un valore unico per l’umanità. E, ancora di più, non possiamo e non vogliamo lasciarlo solo noi, Vescovi italiani, che abbiamo con lui un rapporto non solo di prossimità geografica, ma di speciale vicinanza storica e spirituale», invoca il Card. Zuppi al Consiglio Permanente della CEI.
BENEDIZIONE COPPIE GAY, LA POSIZIONE DELLA CEI SUL DOCUMENTO “FIDUCIA SUPPLICANS”
Tra i vari punti toccati nella lunga introduzione (qui il testo integrale del presidente CEI) – dal primato della sinodalità alla necessità di una coesione in Occidente, dalla speranza cristiana fino al sostegno ribadito l’educazione scolastica – il cardinale Zuppi ha toccato anche il delicato tema della dichiarazione “Fiducia Supplicans” con la quale il Vaticano ha dato via libera alla benedizione delle coppie gay. «Abbiamo accolto la Dichiarazione del dicastero della Dottrina della Fede, Fiducia supplicans. Un documento che si pone nell’orizzonte della misericordia, dello sguardo amorevole della Chiesa su tutti i figli di Dio, senza tuttavia derogare dagli insegnamenti del Magistero», spiega l’arcivescovo di Bologna al Consiglio Permanente.
Come viene chiarito dalla presentazione stessa del Dicastero per la Dottrina della Fede, e ripreso dallo stesso Card. Zuppi, non vi è «vi è alcuna messa in discussione del significato del Sacramento del matrimonio»: citando poi direttamente dalla “Fiducia Supplicans”, «Resta ferma sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione». Zuppi cita il cardinale Betori nel suo recente intervento su “Avvenire”, specie quando sottolinea che il documento del Vaticano non arriva a legittimare l’ampliamento del concetto di matrimonio: «un’applicazione concreta della convinzione di fede che l’amore di Dio non ha confini». Le benedizioni delle coppie gay, chiariscono Betori e Zuppi, sono una «risorsa pastorale piuttosto che un rischio o un problema», un gesto che non pretende di legittimare nulla in cui «le persone possono sperimentare la vicinanza del Padre». La Chiesa ha interesse per tutti, conclude l’arcivescovo di Bologna richiamando all’insegnamento del Vangelo e al valore pastorale della verità cristiana, finalizzata come sempre alla salvezza: «Dio vuole che tutti siano salvi ed è quindi compito della Chiesa interessarsi di tutti e di ciascuno. Non possiamo dimenticare che tutti i battezzati godono della piena dignità dei “figli di Dio” e, come tali, sono nostri fratelli e nostre sorelle», conclude il presidente della CEI.