“VERO PACIFISMO È RIFIUTO ATTIVO DEL MALE”: IL TESTO DEL CARD. ZUPPI
La richiesta di pace per la drammatica guerra in Ucraina non va scambiata con un “pacifismo ingenuo”, è anzi un «rifiuto attivo del male» che fonda le proprie basi in un vero e proprio «atto di fede»: lo spiega l’Arcivescovo di Bologna Card. Matteo Maria Zuppi nell’ultimo saggio edito da Rizzoli dove il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) dialoga con lo scrittore ed ex leader Pd, Walter Veltroni.
In un estratto pubblicato oggi da “La Stampa” il prete e il politico discutono sui valori del nostro tempo e sulla situazione emergenziale nata attorno alle macerie della guerra ancora in corso tra Ucraina e Russia: davanti alla “provocazione” di Veltroni che sottolinea di diffidare molto dai bellicisti ma anche di «non poter abbandonare gli ucraini al loro destino», il cardinale e capo dei vescovi italiani replica approfondendo la discussione con illustri esempi e un dialogo al solito franco e diretto. «Bisogna liberare il pacifismo da ciò che spesso gli viene attribuito», ovvero un certo elemento di «ingenuità, di velleitarismo, di atteggiamento da anime belle». Gli operatori di pace, come del resto continua ad invocare la Chiesa di Papa Francesco, non sono spettatori indignati di un massacro appiattito, «sono persone in cui vive la consapevolezza profonda e radicata che le vittime della guerra siamo noi, sono i nostri fratelli, i nostri genitori».
ZUPPI DIALOGA CON VELTRONI: “NON VIOLENZA? NON È DARE RAGIONE A PUTIN MA…”
In chi chiede costantemente la pace per motivi nobili e senza secondo fini geopolitici vi è, secondo il Card. Zuppi, la piena consapevolezza e il desiderio di «contare e non rassegnarsi». Citando la nonviolenza di Gandhi, il prelato ravvisa l’esempio storico di cosa può voler dire essere «architetti della pace», ovvero operatori e non spettatori di un gesto che può cambiare le sorti del mondo. «Dobbiamo imparare che anche la guerra è una pandemia, che non esistono guerre locali, ma che ogni guerra è un focolaio difficile da circoscrivere, perché ogni guerra è sempre una guerra mondiale», scrive ancora il Presidente della CEI nel libro-dialogo con Walter Veltroni, curato da Edoardo Camurri.
Indeboliti tutti gli organismi internazionali, a cominciare dall’ONU, Zuppi lancia una sottile critica all’Occidente che non può pensare con la NATO di “imporre” politiche offensive, in quanto «resta uno strumento di difesa»; allo stesso tempo però l’arcivescovo di Bologna non intende per questo dare ragione alla Russia nell’invasione dell’Ucraina. «Chiedere la pace non significa confondere le responsabilità e dimenticare la storia», rileva il cardinale, «non vuol dire dare ragione a Putin». Ma allora la pace e la sua richiesta cosa possono diventare se non dare forza «alle idee nonviolente di Don Primo Mazzolari»: qui Zuppi cita l’importante libro “Tu non uccidere” che nel 1955 di fatto “preparò” l’enciclica Pacem in terris di Papa Giovanni XXIII. Don Primo, cappellano militare, insegnava che il cristiano prima di tutto è un uomo di pace ma non un uomo “in pace” in quanto sveglio un altro modo di resistere: «la non violenza che è un rifiuto attivo del male, non un’accettazione passiva», conclude Zuppi citando Don Mazzolari, «il nonviolento nel suo rifiuto a difendersi è sempre un coraggioso. La nonviolenza è un atto di fiducia nell’uomo e di fede in Dio».