IL “MANDATO” DEL PRESIDENTE CEI AL QUOTIDIANO AVVENIRE: “LA VERA SFIDA È LA COMUNIONE”

Comunione, dialogo, identità e informazione: questo il “mandato” rilanciato dal Presidente della CEI, cardinale Matteo Maria Zuppi, per celebrare i 55 anni del quotidiano “Avvenire”. Intervistato nel numero di domenica, l’arcivescovo di Bologna nonché editore con la Conferenza Episcopale Italiana del quotidiano direttore oggi da Marco Girardo, illustra le linee guida principali per un’informazione sempre più giusta e orientata alla verità: «come ci ha insegnato il Concilio, dobbiamo sempre leggere i segni dei tempi. Anche attraverso i giornali. In una mano la Bibbia e nell’altra il quotidiano e poi tutte e due insieme per pregare e servire. “Avvenire” ha un ruolo determinante nell’informare, discernere e interpretare gli avvenimenti. Offre chiavi di comprensione che aiutano l’esperienza personale a farsi conoscenza e cultura».



Serve una Chiesa sempre più “evangelica”, come ripeteva spesso San Giovanni Paolo II: una Chiesa che produca cultura e informazione, conoscenza e racconto della verità: «Informare correttamente senza semplificazioni, anzi affrontando la complessità per offrire chiavi di lettura. Senza mai smarrire la propria identità ma restando aperti al confronto. Lavorando all’unità nel Paese e alla comunione nella Chiesa. Incentivando l’impegno politico come progetto e servizio al bene comune», ecco il mandato sottolineato da Zuppi nel colloquio con “Avvenire”. La vera sfida resta sempre la comunione, come osserva il cardinale nominato nel Concistoro del 2019 da Papa Francesco: «Guai a chi divide. Il contrario, però, non è il pensiero unico! Possiamo evitare il provincialismo e avere invece uno sguardo più ampio, attento al mondo e alla complessità delle situazioni e delle vicende umane, senza cedere alle semplificazioni». Ad esempio sul tema caldo dell’immigrazione, Zuppi rileva come siano entrambe fallaci le posizioni del “tutti dentro” o “tutti fuori”: «Occorre invece lavorare per un sistema giusto ed efficace di accoglienza, che tenga conto anche delle esigenze del mercato del lavoro. Sempre però salvando la vita di chi rischia di morire nel Mediterraneo: è la legge del mare, è la legge dell’umanità, per le quali non ci sono deroghe».



CARD. ZUPPPI: “LA PACE, IL DIALOGO E LA SPERANZA”

Per il protagonista della missione di pace affidatagli da Papa Francesco nel difficile conflitto Russia-Ucraina, il tema della pacificazione resta al centro del suo mandato da capo della Chiesa italiana: «Dobbiamo sempre credere che si possa ottenere una pace giusta e sicura attraverso l’utilizzo di strumenti non violenti. Può apparire velleitario, ingenuo, ma non è così», spiega il cardinale Zuppi sempre nel colloquio con “Avvenire”. Con l’augurio che nessuno in futuro possa pensare di tornare alla logica “del più forte” occorre recuperare al più presto l’acuta convinzione raggiunta dalla generazione sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale.



È lì infatti che è stato possibile costruire organismi internazionali – «pur con i loro limiti», ammette Zuppi – ma anche il «multilateralismo e la limitazione dei conflitti armati». Sono strumenti che da soli non bastano e occorre trovarne di più efficaci, osserva l’arcivescovo di Bologna, ma restano comunque una buona base di partenza: «questo non vuol dire mettere tutto sullo stesso piano o confondere le responsabilità degli uni e degli altri. Il dialogo non è sconfitta! Al contrario, avendo ben presenti le diverse responsabilità, operare perché non siano le armi e la legge del più forte a regolare i conflitti e i rapporti tra i popoli». Investire sulla diplomazia e non sugli armamenti, come ripete Papa Francesco in ogni appello per la pace, è la via giusta oltre all’unica vera speranza per il Presidente della Chiesa italiana da cui ottenere risultati sempre più urgenti.